CHIESA DELLA MISERICORDIANel 1578 il 
	duca Emanuele Filiberto di Savoia concede la costituzione 
	dell’Arciconfraternita di San Giovanni Battista Decollato o della 
	Misericordia, dedita all’assistenza materiale e spirituale dei carcerati e 
	dei condannati a morte.
	
	Sin dai primi anni di attività istituzionale, l’Arciconfraternita diviene di 
	riferimento per le altre confraternite sorte sul finire del XVI secolo a 
	Torino e in Piemonte. Nel 1718 la Confraternita acquista la chiesa 
	appartenuta al convento delle monache di Santa Croce e dal 1720 vi si 
	insedia, intitolandola a San Giovanni Battista Decollato. Nel 1726 è aperta 
	la strada di collegamento con la via Dora Grossa (attuale via Garibaldi) di 
	cui la chiesa costituisce fondale architettonico.
	
	L’edificio attuale è frutto di un progetto dell’architetto Filippo Nicolis 
	di Robilant che risale al 1751. In quell’anno, a causa di dissesti statici, 
	si decide infatti di reimpostare la chiesa in forme barocche caratterizzata 
	da un sistema di volte traforate che si susseguono a coprire l’aula unica e 
	la illuminano scenograficamente. La cosiddetta ‘immagine luministica 
	originaria’ della chiesa è oggi ripristinata e valorizzata dal primo lotto 
	di lavori di restauro finanziato dalla Compagnia di San Paolo nel 2009. Due 
	fasce voltate a botte e aperte da finestre sopra al piano di imposta 
	raccordano la volta a vela forata con fondo centrale, alla cupola ellittica 
	e al catino absidale decorato con le virtù teologali: Fede, Speranza e 
	Carità. La cupola ellittica, elemento caratterizzante il sistema voltato, si 
	imposta su un tamburo finestrato scandito da dodici lesene da cui si 
	dipartono le fasce che definiscono la stella centrale, in cui splende un 
	affresco di Mattia Franceschini, allievo del Beaumont. Con il secondo lotto 
	di restauri, nel 2012 si riporta la pavimentazione originaria in pietra di 
	Barge, inserendo un innovativo impianto di riscaldamento geotermico a 
	pavimento. Con il terzo lotto si interviene sull'Aula Capitolare, 
	restaurando affreschi, stucchi, pavimenti e armadiate.
	
	L’altare maggiore in marmi policromi risale al 1792 e si deve ad un progetto 
	di Francesco Benedetto Ferroggio. La pala dell'altar maggiore, separata 
	dalla mensa e collocata sulla parete di fondo, rappresenta la decollazione 
	di San Giovanni Battista ed è attribuita a Federico Zuccari. A lato della 
	pala due grandi quadri di Felice Cervetti, allievo del Beaumont, 
	rappresentano la predicazione di San Giovanni Battista e il battesimo del 
	Giordano..
	
	La cappella laterale sinistra è dedicata a san Giovanni Nepomuceno, 
	rappresentato in una grande pala di Francesco Beaumont in contemplazione 
	della Vergine. Ornano i lati della cappella due tele di Vittorio Amedeo 
	Rapous, allievo del Beaumont, dedicate all’Annunciazione e all’Assunzione. 
	Due piccoli quadri di allievi del Rapous, sotto le tele del maestro, 
	illustrano la condanna a morte di san Giovanni Nepomuceno e la sua morte 
	nella Moldava. La cappella laterale destra - detta del Crocifisso o dei 
	Condannati, stante la presenza di un pozzo tombale, in cui vennero deposti 
	numerosi condannati a morte - accoglie un importante crocifisso ligneo 
	attribuito a Stefano Maria Clemente. Ornano i lati dell'altare destro due 
	grandi quadri secenteschi rappresentanti l'Ecce Homo e due piccole tele 
	raffiguranti la testa di san Giovanni Battista, elemento caratterizzante di 
	tutta la chiesa. Agli anni Trenta del Settecento risalgono le due statue 
	lignee di Carlo Giuseppe Plura che ornano l’ingresso alla chiesa e che 
	rappresentano la Vergine Addolorata e un Angelo: facevano parte di una 
	macchina processionale utilizzata nelle processioni del Venerdì Santo.
	
	La facciata della chiesa, opera marcatamente neoclassica di Gaetano Lombardi 
	(1828), è definita da quattro colonne ioniche che reggono un timpano 
	triangolare dentellato e sono poggiate su un alto stilobate. Il colore 
	grigio degli elementi architettonici realizzati in pietra di Malanaggio, 
	spicca sul piano di fondo chiaro.
	
	Dopo un’attività ininterrotta per più di due secoli, dal 1817 la 
	Misericordia entra ufficialmente nell’amministrazione delle carceri grazie 
	all’intervento di personalità del mondo cattolico piemontese di forte 
	rilievo quali per esempio, solo per ricordare le più note, Francesco Faà di 
	Bruno, la marchesa Giulia di Barolo, san Giovanni Cafasso, i canonici 
	Borsarelli di Riffredo e Pelletta. Inoltre vale qui segnalare che nel corso 
	dei secoli al ramo femminile dell’Arciconfraternita aderiscono tutte le 
	principesse del casato sabaudo.
	
	Con la riforma delle Opere Pie, avvenuta dopo l’unità d’Italia del 1861, 
	l'Arciconfraternita della Misericordia continua la sua attività 
	assistenziale a favore dei condannati a morte, dei carcerati e degli ex 
	detenuti nelle forme precedentemente svolte; tale attività a favore dei 
	carcerati continua tuttora. La Misericordia svolge altresì un'intensa 
	attività culturale, organizzando cicli annuali di conferenze, meditazioni 
	musicali e mostre. Ogni domenica ed ogni festa di precetto si celebra la 
	messa nella forma straordinaria del Rito romano (in latino e con canto 
	gregoriano secondo il Messale del 1962), autorizzata fin dal 1989 dal card. 
	Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino.