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	Libro 2015. L'anno dell'Expo di Milano, destinata a richiamare milioni di 
	visitatori, offre l'occasione di ripercorrere e ripensare il nostro rapporto 
	con l'immenso patrimonio che abbiamo ereditato. Un tesoro artistico, 
	architettonico, letterario, musicale, linguistico, paesaggistico, che 
	comprende le tecniche materiali, il design, la moda, il cinema, la 
	fotografia e che, nella sua stessa varietà, ha concorso a definire quello 
	che viene riconosciuto come il carattere, l'identità, lo stile italiano.
	
	Per secoli l'Occidente europeo vi ha trovato le sue matrici, la sua bussola, 
	le sue fonti d'ispirazione come in altrettanti modelli. Rientra in questo 
	contesto anche la ricorrenza dei 750 anni della nascita di Dante, che il 
	Salone ricorderà. Ma oggi? Siamo ancora capaci di metabolizzare e 
	reinterpretare questa illustre tradizione? Quali sono diventate le culture 
	di riferimento e di che cosa sono fatte? Come è cambiato il ruolo, la 
	rilevanza, la significatività di chi pratica delle attività creative?
	
	Autorevoli studiosi hanno osservato che si è perduta la capacità 
	dell'artista o dello scrittore di interrogare, provocare, rivelare al 
	proprio tempo, magari in contrasto con quello, qualcosa che ancora non si 
	sapeva. Domina l'intrattenimento, il consumo acritico e superficiale dell'usa-e-getta; 
	artisti e scrittori diventano marionette nelle mani dei maghi del marketing.
	
	Nell'avvitarsi di una lunga crisi che è in primo luogo culturale, la 
	riflessione che il Salone propone vuole essere un invito ripensare la nostra 
	storia e le ragioni che l'hanno modellata, nel bene e nel male, come momento 
	fondativo di ogni ripartenza.