CASTELLO DI PARPAGLIA
Candiolo, 10 Luglio 2020
Nell’antico paese di Candiolum, oggi Candiolo, sorge il Castello medievale di Parpaglia, una casaforte con torrione ancora visibile, probabilmente risalente ai secoli XII-XIV.
Nello stesso periodo attorno al castello è probabile che venisse edificato un ricetto, poi trasformato in grandi cascinali.
Signori di Parpaglia, erano i conti di Revigliasco imparentati con i conti della Bastita (presso Mondovì).
Uno dei più illustri signori di Parpaglia fu Monsignor Vincenzo Parpaglia, conte della Bastita, ambasciatore del Duca Emanuele Filiberto di Savoia presso la Santa Sede a Roma attorno al 1572.
un altro illustre personaggio di Parpaglia fu Monsignor Giuseppe Parpaglia, Arcivescovo di Tarantasia, 1573 -1598, morto per peste a Les Allue – Meribel di Albertville (Savoia).
Estinta questa nobile famiglia diventano storia di Parpaglia i conti Piossasco, che, verso la metà del secolo XV, crearono un vasto feudo suddiviso fra i vari rami della nobile famiglia che andava da None-Airasca fino a Volvera-Piossasco e più a sud fino a Virle-Castagnole.
Ancora verso il secolo XV il territorio aveva mantenuto una evidente impronta medioevale composta da alcuni grandi cascinali, Prato Fiorito, Pignere, Parpaglia, Ormanino (l’antichissimo insediamento romano Vicus Maninus), aree boschive a sud-ovest con marcate risorgive di acqua e vasti coltivi frutto del disboscamento a nord est.
A partire dalla metà del sec. XVI, la zona dei boschi di Stupinigi, dove era situato anche il feudo di Parpaglia, subì parecchie vendite con la dominazione dei francesi di Enrico II fino al 1573, quando il Duca Emanuele Filiberto di Savoja destina tutta quella vaste area a sud ovest di Torino tra Sangone e Chisola all’appena costituito Ordine Mauriziano, appena riconosciuto con la Bolla del Papa Gregorio XIV del 1572.
Nel secolo XVII il conte Gian Michele Piossasco None, 1638 – 1732 (?), fondatore del Reggimento Savoia Cavalleria nel 1692, è il possessore con titolo signorile del Castello e cascine di Parpaglia di circa 528 giornate di terra.
Nella mappa del tempo (anteriore al 1729) è molto ben evidenziato il castello di Parpaglia.
Negli anni 1760-61 il marchese Perachino di Cigliano ed il conte Carlo Giuseppe Michele Piossasco di None vendettero tutta la proprietà all’Ordine Mauriziano che già dal 1753 aveva acquisito il feudo di Vinovo.
Nel “Plan de chateau Bois et bien ruraux possedès èar le Roi a Stupinis avant 1796”, di autore ignoto dei primi anni del sec. XIX nelle annotazioni c’è scritto su Parpaglia: “Vieux chateau de Parpaille reservè par 4 tier (quartier) des Dragons de chasse” cioè il castello era un presidio di guardia caccia.
La proprietà detta Parpaglia, cioè cascine e castello, vennero acquistate dall’Ordine Cavalleresco del Mauriziano da Pietro Agnelli nel 1852.
Nell’inverno 1918-1919 fu usato come sede di internamento di un gruppo di prigionieri austriaci di nazionalità polacca, con la fine della guerra diventati “ex nemici” e in attesa di ritornare in patria che stava diventando una unica libera e democratica nazione.
Oggi il Castello di Parpaglia, fa parte del Parco di Stupinigi della Regione Piemonte, è ridotto in stato di abbandono ed esposto alle intemperie.
Tantissime parti che lo compongono sono decisamente pericolanti.
NOTE:
Di origine presumibilmente trecentesca, si ipotizza che il castello sia sorto come avamposto dei Cavalieri Gerosolimitani, oggi noti come Ordine di Malta. I nobili di Parpaglia, ramo cadetto del casato dei Revigliasco, ebbero poi quale residenza in Candiolo il castello omonimo, situato a poca distanza dal centro abitato.
Trattasi di una delle rare preesistenze medievali del territorio composito e ricco del parco di Stupinigi.
La connessa cascina Parpaglia è attualmente abitata e sede di aziende agricole e lavoratori contadini dei campi circostanti, mentre il castello ha necessità urgente di essere messo in sicurezza e di essere recuperato e riportato a splendere. Gli interni sono opere d’arte.
- ll 15 aprile 2016 si tenne a Candiolo un incontro di presentazione dei progetti studiati dagli studenti di Architettura e Design del Politecnico di Torino per riportare alla luce e in vita quest’antico castello. Gli studenti delinearono 7 scenari possibili, valutando gli aspetti storici, di restauro, di valorizzazione economica e composizione architettonica del progetto (vedi volantino a latere).
Da allora, nessuna iniziativa è stata concretamente presa, per cui il castello è a rischio crollo.
La proprietà è dell’Ente di gestione dei Parchi Reali, Ente strumentale della Regione Piemonte.
Foto Beppe Sacchetto
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