Up Chiesa Beata Vergine Maria del Monte Carmelo al Colletto Slideshow

VBS_1767
VBS_1765
VBS_1722
VBS_1725
VBS_1728
VBS_1730
VBS_1731
VBS_1734
VBS_1735
VBS_1736
VBS_1738
VBS_1740
VBS_1741
VBS_1744
VBS_1746
VBS_1749
VBS_1750
VBS_1752
VBS_1754
VBS_1758
VBS_1759
VBS_1762
VBS_1774
VBS_1777
VBS_1779
VBS_1780
VBS_1781
VBS_1782
VBS_1783
VBS_1784
VBS_1785
VBS_1787
VBS_1788
VBS_1789
VBS_1790
VBS_1791
VBS_1792
VBS_1793
VBS_1794
VBS_1796
VBS_1797
VBS_1802
VBS_1804
VBS_1805
VBS_1806
VBS_1807
VBS_1808
VBS_1809
VBS_1810
VBS_1811
VBS_1812
VBS_1814
VBS_1815
VBS_1816
VBS_1817
VBS_1818
VBS_1819
VBS_1820
VBS_1821
VBS_1822
VBS_1823
VBS_1824
VBS_1825
VBS_1826
VBS_1827
VBS_1828
VBS_1829
VBS_1830
VBS_1831
 

Foto: Beppe Sacchetto © 2021



COMPLESSO DELLA CHIESA ED EX CONVENTO «B. V. MARIA DEL MONTE CARMELO» AL COLLETTO
 

PINEROLO - ROLETTO (TO)

 

 

SEC. XVI-VIII

 

Pinerolo, 26 Febbraio 2021

Topònimo già testimoniato nel '300, il Colletto è conosciuto generalmente poco più che per la sua collocazione di ameno poggio panoramico dell'estrema collina pinerolese. In realtà esso ha almeno 500 anni di storia da raccontare.

Qui il 6 novembre 1493, in finibus castelaris loco dicto ad Coletum, su istanza del P. Maestro dei Carmelitani di Asti e di Francesco di Savoia, signore della Contea di Frossasco, si autorizzava l'erezione di un convento e della sua chiesa.

Sul luogo già esisteva una cappella dedicata alla Vergine, con annessa un'abitazione per il sacerdote. Questo è il poco che sappiamo del passato remoto. Qualcosa di più ci potranno dire i referti di una campagna di scavi archeologici, condotta durante recenti lavori di risanamento.

Intanto è plausibile ipotizzare che elementi della preesistenza venissero incorporati nell'edificio del neonato convento, iniziato nel 1506: così sembrano suggerire le tracce più antiche, come gli archetti ciechi che abbelliscono la sobria fronte sul piazzale, uno spezzone del primo campanile a lato della Cappella Solaro, l'acquasantiera gotica presso l'entrata principale o ancora I' affresco della Madonna delle grazie, superstite dai primi interventi di "abbellimento" a cavallo tra '500 e '600.

Il 22 aprile 1534, quasi completata la costruzione dell'intero complesso conventuale, la Chiesa veniva consacrata e dedicata, secondo la classica titolazione dell'ordine mendicante, alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Architettonicamente il tempio si caratterizza per la luminosa struttura a pianta rettangolare, con semplici giochi di volte a crocera. L'impianto originario, ancora riconoscibile sotto le innumerevoli alterazioni, è rinascimentale: lo testimoniano, ad esempio, l'importante statua di Manfredo Solaro - che, con il mausoleo dei Porporato, potrebbe costituire un raro, se non l'unico esempio nel Pinerolese di rinascimento monumentale - come anche i peducci più antichi all'attacco delle volte. Ma ben presto, e ripetutamente, l'edificio registra abbellimenti e ammodernamenti, che spiegano la sua attuale preponderante veste barocca.

Alle pareti laterali si aprono nicchie di altari barocchi con festoni floreali e gaie decorazioni. Mentre molti affreschi ancora attendono di essere liberati da coltri di scialbi e biacche, recenti interventi di restauro già permettono di ammirare una tardogotica Madonna in trono con bambino (1524), dolcissima pur nella compassata ieraticità.

L'altare maggiore, che campeggia con la sua macchina scenografica trompe-l'oeil, incornicia la raffinata pala dell'Assunzione di Maria di Bartolomeo Caravoglia (1677). L'opera, concepita originariamente come elemento di un dittico, prevedeva il completamento superiore in una più piccola pala raffigurante la Trinità che accoglie la Vergine assunta al cielo, incoronandola nella gloria del risorto. Quest'ultima tela, da poco restaurata, esce ora dall'oblio di oltre tre secoli ripromettendosi un posto di spicco nella produzione del celebre pittore piemontese.

Ai lati dell'altare si affacciano i mausolei delle famiglie dei Porporato e Maffei di Boglio. Particolarmente il trittico con i busti di Girolamo, Barbara di Annebault e del figlio Alessandro (anteriore al 1571) attira l'attenzione dello studioso della storia e dell'arte: se le indagini finora condotte non consentono tutt ora una attribuzione sicura, molti elementi portano a identificare l'autore dei busti nel celebrato scultore ducale Alessandro Ardenti, mentre la parte strutturale, notevole per la sobria eleganza del primo Cinquecento e già segnata dall'influenza michelangiolesca, sarebbe opera di uno dei più bravi fratelli Vanello.

Sopra le porticine dorate che fiancheggiano l'altare dominano le possenti statue bianche di S.Elia, il focoso profeta che l'Ordine chiama Padre e Maestro, e di S. Teresa d'Avila, la mistica riformatrice del Carmelo.

Sul lato destro la Cappella Solaro si impone come curioso polo eccentrico rispetto all'asse centrale dell'edificio. L'altare barocco di legno dorato e stucchi ( che potrebbe essere stato qui trasferito con riadattamenti dalla originaria sede dell'altare maggiore ) accoglie un affresco di Maria gratiarum mater di splendida fattura, incastonato in questa nuova sede a seguito dell'arretramento dell'abside della cappellina primordiale. Davvero molto importante doveva essere questa ancòna mariana se Manfredo Solaro, provvedendo all'ingrandimento e all'abbellimento della cappella, vi si faceva ritrarre inginocchiato "in adorazione perenne"! La formula iconografica grandiosa di questo ritratto marmoreo e la sapiente composizione delle masse, così come il cesello dei dettagli sulla sontuosa armatura, porta a confronti di prima grandezza : l'autore non dovrebbe essere lontano dalla bottega lombarda di Leone Leoni, amico e discepolo di Michelangelo e scultore di Carlo V!

All'immagine della Vergine, sicuramente anteriore al Concilio tridentino ( se non si vuole concedere al cronista locale Domenico Garola la datazione quattrocentesca ) molti pellegrini accorsero nei secoli, anonimi e anche molto celebri (una delle più antiche testimonianze riguarda la visita di Carlo II di Savoia con la moglie duchessa Beatrice di Portogallo nel 1527 "onde aver prole maschia"), riconoscendovi il carisma di importante santuario del pinerolese.

Così narra un prestigioso corpus di Ex Voto scoperto nel dicembre 1991 : un autentico tesoro nascondeva la pala dell'altare Martello (1662) : 157 ex-voto, dipinti su cartone, tavola o tela, un reperto unico per la quantità degli esemplari, relativa a un periodo ben circostritto, senza soluzione di continuità e dove, per di più, la casistica è più rara (1500-1700).

Queste opere, una volta completati gli interventi di restauro - finora è stata restituita allo stato originario poco più della metà delle tavolette - potranno essere stabilmente custodite e rese fruibili agli studiosi e a un pubblico più vasto nell'erigendo Museo di cultura religiosa: un obiettivo necessario per ricomporre in un quadro unitario tanti tasselli dispersi e per consentire di leggere nella più ampia rete di nessi e contesti un singolare documento di storia e di antropologia locale.


                                                                                                                  (scheda a cura di L. R.: aggiornam. 2013)

 

 

    Foto Beppe Sacchetto

 

 

   VBS50 Network Photography Torino

    https://www.vbs50.com - info@vbs50.com

    FotoCronaca - Reportage - Servizi Fotografici - web

    vbs50©1998

 

 

 



Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto