FESTA DELLA LIBERAZIONE 25 APRILE 2024
San Damiano d'Asti, 25 Aprile 2024
San Damiano d'Asti celebra il settantanovesimo anniversario della liberazione con una formula rivisitata per riprendere una tradizione di alcuni anni fa che celebrava la ricorrenza in modo unitario, con più comuni insieme, allora con solo comuni facenti parte delle Colline Alfieri, e ora allargato ai comuni del territorio del nord astigiano con solo qualche eccezione al sud astigiano.
Quarantacinque sono i comuni che hanno presenziato alla cerimonia con i loro rappresentanti, il Sindaco o un suo delegato, e i relativi gonfaloni comunali.
Erano presenti, oltre alle autorità cittadine e ai numerosi rappresentanti delle Associazione Militari, il Maggiore Bonfanti della Compagnia Carabinieri di Villanova d'Asti, Il Maresciallo del Comando Carabinieri di San Damiano d'Asti, Luogotenente Scola, il Comandante della Polizia Municipale, Dott. Gamba Eusebio, il Vice Presidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso.
La cerimonia commemorativa ha avuto inizio con la Santa Messa officiata nella Parrocchia SS. Cosma e Damiano dal Parroco Don Giancarlo D'Ugo.
All'inizio della cerimonia intervento del Prof. Alessandro Cerrato, componente del Consiglio di Amministrazione dell'ISRAT (Istituto per la Storia della Resistenza e nella Società Contemporanea in Provincia di Asti) che così ha ricordato gli eventi che hanno portato alla ricorrenza di oggi
"…Le lapidi che nel nostro e nei vostri paesi ricordano quel periodo riportano nomi di giovanissimi. Provate a confrontare l’età di quei ragazzi con quella dei vostri figli o nipoti! E guardate la provenienza.
La stragrande maggioranza era cresciuta in famiglie contadine, numerose, a pane e lavoro, ed erano stati educati, nella poca scuola, ad usare il moschetto e a fare la guerra, da balilla. Guerra a chi? Cosa ne capivano di fascismo, di impero, di razza? Erano idee imposte che passavano sulle loro teste per lo più chine a tagliare il grano, a caricare il fieno e a vendemmiare. E speravano che continuasse sempre così.
… Quei ragazzi che non sapevano nulla di geopolitica, che non avevano mai capito il significato di un impero tornato sui colli fatali di Roma, che avevano visto morire i compagni dappertutto dove li avevano mandati a combattere in condizioni pietose, che non avevano notizie di quanto stava avvenendo in un’Italia divisa in due, con il piede tedesco sul collo quassù al nord, come potevano capire da che parte mettersi in quell’estate del ’43, quando il castello di carte era crollato, il re era scappato, l’esercito si era sfaldato senza più ordini né comandanti, e il duce era un fantoccio nelle mani di altri?
… Quei ragazzi che oggi ricordiamo, così giovani, così inesperti, così senza riferimenti, così male in arnese, così disillusi per quanto avevano visto o sentito, capirono di dover scegliere, o ne furono costretti, e scelsero, in tantissimi, la parte giusta. Ci furono anche gli opportunisti. Dov’è che non ci sono?
Però quanta fatica, quanti sacrifici per freddo e fame, quante tragedie, quanta violenza subìta e inferta per i venti mesi della guerra civile. La loro maturità, la loro coscienza politica, arrivò con questa.
È incredibile, ma appena 3 anni dopo il 25 aprile della Liberazione, il 1° gennaio 1948, dopo che già il 2 giugno 1946 gli Italiani avevano deciso, comprese le donne, per un ordinamento repubblicano, entrava in vigore la Costituzione, tuttora la nostra carta fondante di una stagione del tutto nuova. I nostri giovanissimi ragazzi, magari straccioni, avevano ridato una dignità all’Italia di fronte al mondo intero. Certo furono aiutati, ma il nostro Paese aveva una nuova e più degna considerazione".
Terminata la Messa, corteo di tutti i partecipanti accompagnati dalla Banda Comunale Alfiera, in via Roma per raggiungere Piazza Libertà per il consueto momento istituzionale, alzabandiera, omaggio floreale al Monumento del Caduti, interventi delle Autorità.
A seguire è stata inaugurata la "Sala di Musica" intitolata ai Maestri Gino Rabbione e Giovanni Artusio che sono stati gli artefici e hanno fatto la storia della Banda Comunale, nei locali della ex Posta in Piazza Libertà. La sala sarà usufruita dalla Banda Alfiera per le prove settimanali.
Discorso del Sindaco Davide Migliasso
Buongiorno a tutti voi, buon 25 aprile,
a nome mio e dei miei colleghi amministratori saluto e ringrazio fin da subito per la gradita presenza i sindaci e i colleghi amministratori dei comuni della provincia di Asti, le associazioni, le istituzioni civili, militari e religiose, la banda municipale e tutta la cittadinanza.
Grazie al Professor Alessandro Cerrato per il suo intervento a nome dell'ISRAT.
Il 25 aprile, come ogni anno, ricorre la festa della liberazione della repubblica Italiana, una festa altamente simbolica, perché ci ricorda la fine dell'occupazione nazifascista e la nascita della repubblica democratica.
È un giorno di Liberazione, di Pace, di Democrazia, di Diritti e di Eguaglianza.
Io credo che la guerra sia il male assoluto e credo che solo la pace può assicurare un futuro alle prossime generazioni, così come la pace ha reso possibile la ricostruzione ed il benessere del nostro paese.
Ma questo significa anche che la Resistenza Italiana aspirava alla libertà, alla giustizia, alla pace e alla pacificazione con i nemici e gli avversari. La lotta di liberazione riscattò il paese e lo fece padrone del proprio destino. Un destino di libertà sancito dalla Costituzione.
La nostra Costituzione è la Costituzione più bella del mondo. È stata scritta dai padri costituenti e rappresenta ancora oggi la linea di demarcazione della nostra libertà, dei nostri diritti fondamentali e delle nostre garanzie. Il frutto del 25 aprile è proprio la nostra Costituzione.
La guerra produce solo orrori: i nazisti invasori torturarono in modo sistematico e scientifico, assassinarono partigiani, massacrarono le popolazioni civili deportarono gli Ebrei e gli oppositori nei campi di sterminio, impiccarono giovani ragazzi, bruciarono case e chiese.
Fecero parte della liberazione cattolici, comunisti, monarchici, socialisti, liberali, ma anche cittadini italiani fuori dalla politica.
La resistenza, però, non fu solo armi e guerra, ma il popolo anonimo che sopravvisse alla fame, ai rastrellamenti, alla borsa nera, in quello scenario va ricordato il fondamentale ruolo delle donne, partigiane combattenti, staffette o semplicemente persone pronte a dare il loro apporto anche preparando una pentola di minestra o recuperando abiti civili per i militari in fuga. Ricordiamo suore che accoglievano Ebrei a rischio di deportazione ma, forse per la prima volta, pronte a decidere in prima persona da che parte stare, al di la dei vincoli familiari e della società del tempo.
È dalla resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano permesso lo stravolgimento dello Statuto Albertino operato con il fascismo.
Dobbiamo cercare di essere tutti costruttori di pace, perché ognuno di noi lo può essere, affinché attraverso la mediazione, la diplomazia, il dialogo si ponga fine a queste assurde guerre in nome della pace ed a difesa della dignità di ogni essere umano.
il rispetto della dignità è un valore ed un impegno che riguarda tutti noi attraverso i comportamenti quotidiani e deve partire soprattutto da chi occupa ruoli istituzionali/politici per saper dare il "buon esempio".
"Dignità è opporsi al razzismo e all'antisemitismo. Dignità è impedire la violenza sulle donne. la nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri. È innanzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere senza tregua la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è contrastare la povertà. Dignità è non essere costretti a scegliere tra lavoro e maternità".
È in nome di questi valori, sanciti dalla nostra Costituzione che si costruisce la pace.
Il 25 aprile rappresenta per tutti noi una data di rinascita, di affermazione dei valori di libertà, di riscatto morale e civile dopo la seconda guerra mondiale.
Una data che ci ricorda l'impegno di tutte le forze che, con metodi e convinzioni diverse, contribuirono alla Liberazione, al valore della pace e al senso del bene comune che ancora oggi guidano la nostra comunità.
Il 25 aprile non deve essere solo una festa comandata. Una data che ci auguriamo non sia solo memoria storica, ma oggi più che mai, un'occasione per riflettere sulla necessità di fermare tutti i conflitti, un'occasione per dire no a tutte le guerre.
Il 25 aprile è anche il segno, il simbolo della ricostruzione di un paese cha ha saputo alzare la testa, ripartire e ricreare fiducia. Oggi il compito delle istituzioni è ancora lo stesso: quello di ricostruire, di ricreare nei cittadini la fiducia nello stato. Per farlo è necessario che tutti coloro che rappresentano i cittadini scendano in campo con azioni concrete.
Il 25 aprile è la festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo.
È nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili.
Costruiamo insieme questo 25 aprile come un appuntamento importante a cui non si può mancare, come una insormontabile e pacifica barriera contro qualsiasi attacco alla democrazia e alla libertà.
Confido davvero che questo 25 aprile sia un momento di unità per tutto il nostro bellissimo paese, simbolo dell'Italia libera e liberata.
Viva la Repubblica italiana,
Viva la Costituzione e viva la festa della Liberazione.
Davide Migliasso
Foto Beppe Sacchetto
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