FESTIVAL DELLE SAGRE ASTIGIANE 2019
Edizione numero 46: sabato 7 e domenica 8 settembre 2019
Asti, 7-8 Settembre 2019
Il 46° Festival delle Sagre astigiane verrà inaugurato in piazza Campo del Palio sabato 7 settembre alle 18, davanti alla casetta della Camera di commercio di Asti, con la Fanfara dei Bersaglieri di Asti Roberto Lavezzeri e con la successiva apertura al pubblico degli stand dalle 18.30 alle 23.30 (dolci serviti fino alle 24).
Domenica 8 settembre, a partire dalle 9.15 da via Cavour (zona Stazione) si terrà la consueta sfilata storica (clicca qui per visualizzare il percorso e i suoi protagonisti) nelle vie cittadine animata da 3mila figuranti in costumi d’epoca, a piedi, sui carri trainati dai buoi e dai trattori “a testa calda”. Ogni paese, con la sua pro-loco, metterà in scena il lavoro nei campi, i mestieri, le feste contadine e i riti religiosi, dalla vendemmia al battesimo, dalla battitura del grano alla festa di leva. La sfilata terminerà verso le 12.30 in piazza Campo del Palio, dove (a partire dalle 11.30 e fino alle 22) le casette di legno disegneranno i confini del più grande ristorante d’Italia a cielo aperto che ospiterà buongustai provenienti dall’Italia e dall’estero.
Un momento di festa e condivisione per assaporare tutte le specialità della cucina astigiana abbinata a un vino d’eccellenza. La piazza ospiterà 41 casette di legno, una per ciascuna pro-loco, in cui verranno serviti i gustosissimi piatti della cucina tradizionale piemontese abbinati, per il primo anno, a vini Doc e Docg del territorio astigiano.
I piatti saranno 75, divisi tra antipasti, primi, secondi e dolci. Solo ed esclusivamente ricette tradizionali, tramandate di generazione in generazione e cucinate con materia prima di territorio. Agnolotti, risotti, tagliatelle e polente negli abbinamenti più vari. I grandi secondi della tradizioni monferrina: bolliti, fritto misto, bagna cauda e tanti piatti ormai scomparsi dal menu dei ristoranti: come la “puccia” (soffice polenta sciolta nel minestrone di fagioli e condita con burro e formaggio) o il “baciuà”, lo zampino di maiale lessato, aromatizzato nell’aceto e fritto. Le proposte dolci sono normalmente più di trenta: dalle creme ai biscotti, dal bunet alle torte “alla moda di un tempo”.
La storia
Il Festival delle Sagre di Asti prende il via nel 1974 da un’idea di Giovanni Borello, l’allora Presidente della Camera di commercio, nell’ambito della Douja d’Or, con l’intento di conferire a quello che era essenzialmente un concorso enologico un momento di festa e condivisione, per tutti. Fu in particolare l’aspetto gastronomico della sagra, la festa del paese, che solleticò la fantasia degli organizzatori: riuscire a riunire in un giorno le più genuine specialità della cucina campagnola e proporle ai cittadini perché riscoprissero, attraverso quei sapori resuscitati, un folklore da non dimenticare.
Il Festival fu subito un grande successo. Si avvertì allora l’esigenza di conferirgli anche un profilo culturale e una precisa identità. Si pensò di esaltare, in ogni possibile aspetto, i valori di una civiltà che si andava ingiustamente sottovalutando e di cui gli astigiani erano figli: la civiltà contadina che, complice il boom industriale, stava vivendo un momento difficile e si stava estinguendo, con la conseguente perdita di tradizioni, usi e costumi assolutamente da preservare.
Gli inizi furono tormentati e difficili, ma le idee degli organizzatori erano chiare e ben precise nella loro linearità e finirono per affermarsi. Fu così che, dopo quattro anni, venne istituita la sfilata che si svolge ancora oggi nella mattinata della domenica.
Per rendere la manifestazione sempre più palpitante e interessante, nel 1978 si pensò di istituire, nell’ambito del Festival stesso, un Trofeo (e successivamente nel 1992 un Super Trofeo) che ponesse in competizione fra loro le numerose pro-loco partecipanti, facendo leva, in senso sportivo e leale, sul campanilismo acceso che da sempre divide i vari paesi, allo scopo di designare la pro-loco dell’anno, cioè la migliore, per rappresentare Asti e la sua cultura enogastronomica e folkloristica.
Le pro-loco che animano il Festival furono così chiamate, sotto l’imparziale giudizio di accreditate commissioni di esperti, a cimentarsi in cinque prove: la sfilata, l’allestimento dello stand, la cucina, l’accuratezza del servizio e il rapporto fra il prezzo, la quantità e la qualità del prodotto gastronomico offerto, contribuendo così a saldare efficacemente i due momenti fondamentali della singolare kermesse: quello dello spettacolo, della ricerca e della proposta culturale, con quello rivolto alla tutela del numerosissimo pubblico che cresce sempre più diventando più esigente.
Nel 1988 il Festival lasciò Piazza Alfieri per approdare nella più comoda e spaziosa Piazza Campo del Palio, in cui fu possibile provare l’esperimento dell’anteprima del sabato sera. Inizialmente furono 12 le pro-loco partecipanti, l’anno dopo 24 e il terzo anno, visto il grande successo, tutte.
Con l’edizione del 2000 arrivò la svolta green: si iniziò a sperimentare l’utilizzo di piatti di ceramica per abolire la plastica dalla piazza. Il vero successo in questo senso si raggiunse poi con l’edizione 2001, quando si passò ai piatti di carta, a posate di legno e bicchieri di vetro.
Ad ogni edizione Asti si allargava per dare spazio anche ai non astigiani, e via via a tutti gli appassionati di vino e semplici curiosi provenienti da tutta Italia e dall’Europa.
Dall’edizione del 2004 il villaggio del Festival delle Sagre si estende a tutta piazza del Campo, offrendo maggiori spazi e comodità alle migliaia di visitatori partecipanti. Oggi il Festival delle Sagre è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti del vino, ma anche per i semplici curiosi. Sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno, attratte da una manifestazione unica nel suo genere, accorrono ad Asti per respirare le atmosfere di un mondo antico: quello contadino tra Otto e Novecento.
Ordine della sfilata che vedrà i figuranti riportare in vita storie e tradizioni contadine di un tempo:
Frustatori di Rocchetta Tanaro
Gruppo I Controcorrente
Bandiere storiche delle Società di Mutuo Soccorso
INVERNO
VILLANOVA I furnasin e i bartulè ‘d Vilaneuva (I fornaciai di Villanova)
Tema nuovo che racconta la tradizione dei costruttori di mattoni. In sfilata operai alla fornace della Stazione che verrà riprodotta su uno dei carri. E poi tutte le fasi di lavorazione per ottenere mattoni e coppi da costruzione.
CELLARENGO Il ciclo del legno: taglio, contrattazione e lavorazione
Veniva usato per costruire i tetti, i pavimenti, porte, scale, infissi, mobilio, pali nella vigna e per scaldarsi nelle sere d’inverno: il legno era il prodotto indispensabile alla vita nelle campagne e sui carri in sfilata Cellarengo presenta tutta la fatica che si faceva per ottenerlo.
CESSOLE La castagna: raccolta, essiccatura e battitura
La castagna è stata per molto tempo una delle poche risorse, insieme alla legna, di quelle colline splendide ma avare. Sui carri si mostra la raccolta delle castagne, loro selezione a mano e la vendita di quelle migliori. Quelle scartate, invece, venivano trasformate in farina per piatti dolci e salati.
REVIGNANO Andùma a viè (la veglia nella stalla)
Le donne e le ragazze in età da marito impegnate a ricamare i corredi alla luce di un lume, gli uomini intenti ad aggiustare gli arnesi da usare in campagna, gli anziani che intrattengono i piccoli con le “storie”: tutto questo nelle lunghe e fredde serate di inverno nelle campagne.
CANTARANA “Dai magnin alla ciapèta”: dall’antico mestiere di stagnino al carnevale cantaranese
I magnin durante i giorni di carnevale andavano in cerca di uova, soldi, dolci: gruppi di ragazzi che, in cambio regalavano canti, balli, risate e scherzi. Gli stagnini, invece, erano attesi dalle donne di casa per riparare pentole e padelle.
MONCALVO Il mercato del giovedì
Tanti banchi per soddisfare tutti i clienti e le clienti del tradizionale mercà del giobia. Dall’acciugaio ai banchi di merceria di “gansa, frisa e butun ‘d camisa”. Per gli uomini l’area dedicata agli utensili da lavoro in campagna fra una contrattazione e l’altra.
PRIMAVERA
Gruppo Jarliquatu
VIARIGI – “Al maseng” il maggengo: la fienagione di una volta
Primo taglio dei prati nella luna di maggio per ripristinare le scorte di fieno in cascina. Un’operazione che veniva svolta con tutte le lavorazioni rigorosamente a mano. Ed era sempre una lotta contro i temporali che potevano rovinare tutto.
CORTAZZONE Quando le campane suonano a festa
E’ giorno di festa per il paese perché in chiesa stanno arrivando gli sposi. C’è molta attesa per il vestito della sposa e per come si saranno agghindati gli invitati alla festa, sistemati nel primo carro della sfilata. E poi la via verso la chiesa, addobbata per le grandi occasioni con fiori e archi.
SESSANT Quando la campanella dell’asilo suonava a Sessant
Bambini in fila, che si tengono per mano o che giocano sulla giostrina e con i giochi di inizio secolo fra le suore indaffarate dell’antico asilo realizzato grazie alla generosità dei nobili Bosia-Garretz. Nell’asilo anche le ragazze in età da marito che lì potevano imparare l’arte del ricamo.
MONTIGLIO MONFERRATO L’acqua elemento essenziale di vita e di lavoro nel Monferrato agli inizio del ‘900
E’ solo di un secolo fa l’arrivo dell’acqua corrente nelle case e a nord della provincia è stata la Società dell’Acquedotto del Monferrato a portarla. In corteo i lavori per la posa delle condotte, l’inaugurazione della prima fontana pubblica in paese e il frenetico lavoro del procacciatore di contratti per i nuovi allacciamenti.
ANTIGNANO Antignano il giorno della fiera carolingia
In corteo un autobus d’epoca con rimorchio per far salire tutti quelli che volevano scendere ad Asti per partecipare alla fiera più attesa dell’anno. Alla Carolingia si trovavano le “novità” per la casa e per il lavoro in campagna oltre ai banchi di dolciumi e di mercanzie mai viste.
NIZZA MONFERRATO Nizza Monferrato: terra di botti e di vino
Per un giorno le botti da vino lasciano via Maestra di Nizza e rotolano lungo il pavè di corso Alfieri ad Asti per ricordare la singolare gara nella quale i garzoni delle botteghe di bottai si cimentavano quando dovevano consegnare le botti nuovi agli spedizionieri presso la stazione nicese.
MONASTERO BORMIDA Il polentonissimo
Un pezzo di storia del paese che resiste nella realtà. E’ quello in cui i volontari preparano grandi pentoloni di polenta da scodellare alle migliaia di fedelissimi dell’evento che si tiene in coda all’inverno, a metà marzo.
REVIGLIASCO Le ciliegie: la fioritura, la raccolta, il mercato
Si parte dai ciliegi in fiore, si passa ai frutti maturi appesi che impegnano i contadini in lunghe e delicate operazioni di raccolta fino alla vendita (al mercato o, in grandi quantità, all’industria conserviera Saclà) e alla confettura per farcire torte e crostate.
CORSIONE Al forno come una volta
Era un rito collettivo, quello del pane, visto che in ogni frazione esisteva un forno comune in cui cuocerlo. Sui carri sfilano le operazioni di impasto, rigorosamente a mano, quelle di suddivisione in pagnottine per la lievitazione e poi la cottura nel forno con il regalo alle bambine: pagnotte a forma di bambola.
GRAZZANO BADOGLIO La processione del Venerdì Santo
Si ricorda l’arrivo del nuovo parroco del paese che avviene a pochi giorni dalla celebrazione del Venerdì Santo. In sfilata paramenti sacri antichi straordinariamente belli e ben conservati e i “vestiti della festa” dei fedeli in processione.
MONTECHIARO Le sarte di Montechiaro
Una sfilata quasi tutta al femminile per ricordare i tempi in cui non esistevano i capi pret-a-porter. Sui carri le botteghe piene di stoffe, di mercerie, di modelli e manichini sui quali provare i modelli prima della prova finale sulle signore.
ESTATE
Banda di Costigliole
MONGARDINO ‘L martinèt (il maglio) ‘d Mungardin e l’antica fabbricazione degli attrezzi agricoli
Sta nel monumentale antico maglio montato su un lungo carro l’attrazione di un tema che ripropone l’antica sapienza di forgiare a mano gli utensili agricoli che venivano usati nelle campagne. Utensili che vengono “ribattuti” in corteo e regalati alle autorità in tribuna.
VARIGLIE La pesca limonina: coltivazione, raccolta e conservazione
Un frutto che ha l’aspetto della pesca ma il sapore con retrogusto di limone: dai carri con i frutti appesi agli alberi, alla loro raccolta fino alla trasformazione più tradizionale, ovvero tagliata a fettine infilate in bottiglie di vetro scuro e sterilizzate a bagnomaria.
SAN DAMIANO La festa ‘d San Roc
Pranzo offerto a tutti ma anche giochi, partite a bocce, musica, ballo a palchetto offerti dal rettore uscente della chiesetta di San Rocco. In sfilata anche il giovane creatore di sonetti che li offrirà al pubblico lungo il percorso.
COSTIGLIOLE La grandinata del 1968 e la nascita del fondo di solidarietà
In sfilata i carri con due vigne: quella rigogliosa pronta per la vendemmia e quella devastata dalla grandinata del 1968 che scatenò la protesta dei contadini. Si riunirono al Santuario della Madonnina e di lì nacque l’idea del fondo di solidarietà per calamità atmosferiche.
CALLIANO La fonte solforosa della Pirenta
Ritenuta un vero e proprio toccasana per moltissime malattie, la Pirenta è sempre stata meta di persone che andavano direttamente a bagnare le parti malate o a prendere l’acqua da portare a chi non poteva muoversi. Ma era anche punto di ristoro per contadini e viandanti.
MONTEGROSSO L’ultimo saluto all’Arciprete Maggiora
I scena va il funerale del titolare della parrocchia di Montegrosso negli Anni Cinquanta. In piazza, portata a spalla, la bara di legno scuro e dietro tutte le Compagnie e le Confraternite religiose del paese in lutto.
MOTTA DI COSTIGLIOLE Il peperone quadrato d’Asti: dalla terra alla tavola
Tutto inizia con un piccolo seme che viene interrato poi rincalzato, annaffiato e diserbato fino alla fruttificazione e alla raccolta del peperone re della Piana del Tanaro. In grandi ceste portate al mercato e in cucina per finire nei piatti.
CALLIANETTO Il ciclo della canapa
Completo il ciclo riproposto da Callianetto: la semina, il raccolto, i trattamenti a base d’acqua per ammorbidire le fibre. Le pezze grossolane venivano usate per sacchi e teloni e quelle più fini per i pezzi da corredo ricamati.
ROCCHETTA TANARO La festa di fidanzamento della figlia del fattore
Tutto il paese in festa perché si fidanza la figlia del fattore che gestisce “lo stalon”, la grande azienda agricola in centro a Rocchetta. Tutti sono invitati: dalla borghesia del paese che si presenterà con i suoi più belli “vestiti da festa” ai mezzadri che lavorano per il fattore. Oltre ali ospiti d’onore della festa, i Marchesi.
QUARTO La corsa degli asini
Varie squadre di palafrenieri con i colori delle borgate in gara ripropongono l’antico palio ragliante. In sfilata, lungo alcuni tratti, si terrà la corsa vera e propria con tanto di tifoserie molto “nervose”.
ISOLA Il maestro Ginella e la sua scuola di fisarmonica
Ha preparato generazioni di fisarmonicisti impiegati nelle feste di paese e nelle serate da osteria. Ma anche i coristi da chiesa. Il maestro Ginella ha dato così il suo prezioso contributo alle tante feste di leva e feste patronali dove il ballo a palchetto era l’attrattiva principale.
AUTUNNO
Banda di Villafranca
VILLAFRANCA La festa di leva
Cavallo di battaglia per la pro loco che si presenta con diversi carri ognuno a rappresentare il passaggio dei ragazzi all’età adulta: dalla visita per il servizio militare alla festa in piazza con i “brando”, il pranzo, le prime fidanzatine.
PALUCCO L’aratro nel tempo
In sfilata una collezione di aratri che parte da quello di più antico a scasso per arrivare a quelli moderni trainati da grandi trattori.
SAN MARZANOTTO I due San Marziano: quello della Chiesa e quello della pentola
Sacro e profano per un solo Santo che divide il paese in due: a marzo la festa liturgica con messe, processioni e precetti religiosi mentre a novembre la musica, il ballo a palchetto, il banco di beneficenza, il buon mangiare e bere all’osteria.
VALENZANI San Martin del masuè (il San Martino del mezzadro)
Sui carri vi sono i mezzadri che, se non riconfermati presso le cascine in cui avevano lavorato, dovevano caricare le loro cose e andare alla ricerca di un altro contadino. Per questo “fare San Martino” è anche sinonimo di trasloco.
CUNICO La vinificazione
Semplicità e rigore storico nella presentazione dell’antico processo secondo il quale si arriva dal grappolo al vino: si parte dalla vendemmia in vigna per approdare all’aia dove avviene la pigiatura a piedi e poi la torchiatura, la fermentazione del mosto e l’assaggio del vino novello.
CASTELLERO La nocciola: la principale risorsa economica della vita contadina di un tempo
Si parte dalle barbatelle di nocciolo messe a dimora e la loro cura. Poi la raccolta rigorosamente a mano e sistemazione nei sacchi da portare al mercato dove si spera di ottenere il prezzo più buono. Le nocciole, alla fine, finiscono in cucina dove vengono utilizzata per dolci golosissimi.
SERRAVALLE La zucca nella vita: tradizione e cultura contadina
I primi carri rappresentano tutte le fasi della coltivazione della zucca, dalla semina al raccolto mentre in quelli successivi vi è il suo utilizzo come ingrediente in cucina. E poi gli altri usi, da quello della zucca vuota come contenitore d’acqua a quello, sempre delle zucche vuote, come strumenti per la singolare “banda dei cusj”.
MOMBERCELLI La vecchia fabbrica del torrone
Una storia dolce, quella del torrone Barbero che nacque a Mombercelli nel 1883 da un “confetturiere”. In sfilata la prima storica insegna e poi gli ingredienti principali: nocciola Piemonte e miele che venivano sapientemente unite nel laboratorio dal quale uscivano le “barre” da vendere al bancone del negozio.
CASABIANCA ‘L carbun d’na vira (taglio e commercio della legna)
L’abbattimento delle piante con antichi strumenti a mano, la loro riduzione in tronchi e poi in piccoli pezzi di legna da far passare nelle stufe. La legna veniva poi venduta in città per scaldare le case dei palazzi.
CASTELLO DI ANNONE La prima fiera dell’artigianato e le feste settembrine del 1932
Filati, stoffe e tante novità da fiera per quel primo grande mercato dell’artigianato che si svolse nel 1932. Autorità civili, militari e religiose in costumi d’epoca e il carro con la bigoncia piena di grappoli per le feste settembrine.
BOGLIETTO DI COSTIGLIOLE La distilleria: dal grappolo alla grappa
Antichi alambicchi da collezione nella sfilata di Boglietto che ogni anno lascia dietro di sé una scia profumata di grappa. Rievocando la storia della distilleria Beccaris, in attività nella frazione costigliolese.
AZZANO Quando ad emigrare eravamo noi. Sogni, speranze, disperazione verso “la Merica”.
Un tema antico ed attuale che Azzano rievoca togliendo il fiato agli spettatori. Lo fa portando su un carro la ricostruzione fedele di una nave in partenza per gli Stati Uniti, con la divisione in classi di passeggeri e l’umanità che la popola, fra addii, lacrime, aspettative di vite meno grame di quelle delle campagne.
SANTA CATERINA DI ROCCA D’ARAZZO Anno 1918: il ritorno a casa….ma non per tutti
Omaggio alla Grande Guerra con un tema nuovo che porta la firma dell’indimenticabile Pierluigi Berta. Nel centenario della fine dalla prima guerra mondiale, i carri riproducono il ritorno a casa di chi è sopravvissuto e il dolore di genitori, mogli, figli di chi invece in guerra è caduto. Su uno dei carri vi è un giovane soldato che rientra dalla guerra ma deve dare ai genitori la notizia della morte del fratello.
Foto Beppe Sacchetto
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