LA MORRA, BAROLO, GRINZANE CAVOUR, POLLENZO
Langhe, 16 Gennaio 2022
LA MORRA. La Morra è uno dei punti più panoramici della Bassa Langa del Barolo e come la maggior parte dei paesi limitrofi, sorge sulla sommità di una collina, ubicazione scelta per ragioni di sicurezza. Il primo nucleo abitativo si trovava nell’attuale frazione Annunziata, ma durante il Medioevo (XII sec.) il paese viene trasferito sulla cima della collina, dove si costruisce un borgo, protetto da un’alta cinta muraria.
L’etimologia di La Morra deriva da Loci Murrae, che significa recinto di pecore; si presume, infatti, che i benedettini dell’Annunziata, pascolassero le loro greggi in questi terreni.
La presenza benedettina nelle Langhe fu molto diffusa e iniziò a seguito di un difficile periodo, scosso da guerre, pestilenze e dal devastante terremoto del 1222; catastrofe che aumenta il fervore religioso, accresciuto anche dall’arrivo nel 1223 di San Francesco d’Assisi, che porta in queste terre la sua predicazione.
La fondazione di La Morra è da collocarsi tra il XII e il XIII secolo, nel 1342 il paese diventa feudo della Famiglia Falletti, che eserciterà il suo dominio su queste terre per alcuni secoli; dopo aver subito l’egemonia della Francia e della Spagna, nel 1631 passa sotto il dominio di casa Savoia.
Tra le attrazioni turistiche più famose la Cappella della Madonna delle Grazie. Venne costruita nel 1914 accanto ad un preesistente pilone affrescato da Giovanni Savio (1863-1950) di La Morra. Nel 1999 su interesse della famiglia Ceretto, che la acquistò nel 1972 assieme alla vigna antistante, la cappella venne reinterpretata in chiave contemporanea dagli artisti David Tremlett (1945) per l’interno e Sol LeWitt (1928-2006) per l’esterno. Divenuta uno dei simboli più moderni del territorio, è ora chiamata “cappella delle Brunate” o “cappella del Barolo” per celebrare il prestigioso vino che nasce da questo rinomato vigneto.
BAROLO. La prima cosa che colpisce di Barolo è il diverso posizionamento del suo nucleo urbano rispetto a quello dei paesi limitrofi, addossati intorno alla sommità di un colle o lungo un crinale. Il paese chiude infatti una valletta e si trova adagiato su una specie di altopiano, a forma di sperone, protetto dai rilievi circostanti, disposti a guisa d'anfiteatro.
Non si hanno notizie precise relative alla nascita di Barolo. Sebbene la zona fosse stata frequentata sia in epoche preistoriche che in epoche successive da tribù celto-liguri, sottomesse successivamente dai Romani, pare probabile che il primo insediamento effettivo fosse di origine barbarica e che risalisse all'alto medioevo.
Tra le varie spiegazioni intorno all'etimologia del nome Barolo quella più accreditata lo fa derivare dal celtico bas reul, che significa luogo basso. Nel 1200 il paese è citato nel "Rigestum Comunis Albe" con il nome di Villa Barogly, mentre nel 1600 lo è nuovamente nelle due forme Barrolo e Barollo.
Durante il dominio longobardo dipese dal Gastaldo di Diano, passando poi con Carlo Magno a far parte della Contea di Alba prima e della Marca di Torino poi. Fu in quegli anni che, per difendersi dalle continue scorrerie saracene che durarono per quasi un secolo, Berengario I permise l'erezione del nucleo originario del castello. Fino al 1250, anno in cui una potentissima famiglia di banchieri di nome Falletti acquisì gli interi possedimenti di Barolo dal Comune di Alba, furono diversi i passaggi di mano: in quei tempi, del resto, le acquisizioni di territori (più o meno pacifiche) e le loro successive spartizioni erano all'ordine del giorno. L'ultimo passaggio prima dell'avvento dei Falletti è datato 1233, con il ritorno dei possedimenti di Barolo al Comune di Alba.
I Falletti, esponenti della nascente borghesia e privi di lignaggio nobile, segnarono il destino di Barolo e delle zone limitrofe per alcuni secoli grazie soprattutto alla loro potenza economica che consentì loro, negli anni intorno al 1300, di controllare fino a una cinquantina di feudi piemontesi. Nel 1486 Barolo entrò a far parte dello Stato Monferrino, passando poi nel 1631 ai Savoia con il trattato di Cherasco, stipulato dal Duca Vittorio Amedeo I.
Tra i maggiori monumenti di Barolo spicca il castello Falletti. La storia del castello si ritiene avere inizio, vista l'assenza di documenti storici sulla sua nascita, nel X secolo, quando Berengario I consentì al feudatario locale l'erezione di una difesa efficace contro le frequentissime scorrerie degli Ungari prima e dei Saraceni poi. Di quella struttura originaria rimane ben poco: il mastio, ancora oggi visibile, fa parte di essa.
La prima testimonianza scritta risale al '200 in un atto di cessione di proprietà da parte dei signori di Marcenasco in favore del comune di Alba che, pochi anni dopo, lo cedette ai Falletti che lo ristrutturarono significativamente e ne fecero dimora stabile di un ramo del casato. Il catasto del 1524 cita la presenza di una trentina di case intorno al castello, case gradualmente scomparse per far posto ad appendici successive del castello stesso. Nel 1544, invece, fu fatto "rovinare" e saccheggiare dal governatore francese della vicina Cherasco nel corso delle lunghe guerre dell'epoca. Toccò successivamente a Giacomo e Manfredo riparare i consistenti guasti, apportando ulteriori modifiche migliorative. Il nuovo, frutto dei rimaneggiamenti cinquecenteschi, rimase sostanzialmente immutato fino al 1864, anno della morte di Juliette Colbert, ultima marchesa Falletti. Nel frattempo il castello era già "decaduto" a residenza di campagna a causa del trasferimento della dimora principale dei Falletti, avvenuto nel 1814, al Palazzo Barolo di Torino.
GRINZANE CAVOUR. Il paese di Grinzane sorse attorno al suo castello di origine medioevale: un pugno di case che ne erano corollario e quasi tutt’uno. Poi, a seguito dei radicali restauri degli anni Sessanta del 1900, le case coloniche addossate al maniero furono demolite affinché il castello riacquistasse la sua antica veste.
Ora il paese è adagiato ai suoi piedi, un insieme di case ottocentesche con la piccola chiesa parrocchiale dedicata a Maria Vergine del Carmine. Dalla spianata del castello si gode un panorama che spazia sulle colline del Barolo.
Il suo nome è legato allo statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour che in questo castello soggiornò per 17 anni, anche se soltanto saltuariamente, e fu sindaco del paese fino al 1848. Proprietario di molti fondi agricoli (possedeva numerose cascine attorno al castello), il conte Camillo sperimentò nuove tecnologie in cantina per cui, insieme alla marchesa Vitturnia Colbert Falletti che all’epoca dimorava nel castello di Barolo, dirimpetto a Grinzane, può essere considerato uno dei padri del vino Barolo.
Costruito intorno alla metà dell’XI secolo in cima a una collina, il Castello di Grinzane Cavour domina, con la sua bellezza e l’architettura inconfondibile, lo stupendo panorama delle colline di Langa, oggi patrimonio dell’umanità tutelato dall’UNESCO con i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Nei secoli, il Castello è appartenuto a varie famiglie nobili piemontesi, tra le quali i Conti Benso di Cavour, il cui più noto esponente è stato Camillo Benso, celebre eroe del Risorgimento, che soggiornò al Castello e fu sindaco del piccolo borgo di Grinzane.
Come un vero scrigno, il Castello si aprirà per offrire al visitatore i tesori che custodisce, alla scoperta del Museo delle Langhe, delle affascinanti Sale storiche, dei preziosi Cimeli Cavouriani e dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.
POLLENZO. L’antica Pollentia fu fondata alla fine del II secolo a.C. in epoca romana. Un piccolo borgo affacciato sul fiume Tanaro che ospitava un teatro, anfiteatro, alcuni templi e un acquedotto. Attualmente di tutte queste grandi opere è solamente percettibile l’anfiteatro, la cui struttura è stata nel corso del tempo sfruttata per le fondazioni delle case del borgo. Le costruzioni si disposero sui muri radiali intorno all’arena centrale, dando così al borgo la sua attuale caratteristica ellittica.
Nel corso dei secoli Pollenzo fu teatro di importantissime battaglie che la videro contesa in epoca romana dai Visigoti comandati da Alarico e in epoca medievale dal Comune di Alba e da quello di Bra, entrambi interessati a annetterla al loro territorio.
Nel 1762 Pollenzo entrò a far parte delle dipendenze della casa sabauda. L’interesse dei Savoia per Pollenzo fu testimoniato dal finanziamento della prima campagna di scavi alla ricerca di reperti di epoca romana, compiuti tra la fine del Settecento e i primi anni del nuovo secolo.
I propositi dei Savoia su Pollenzo non erano limitati alla valorizzazione di un importante sito archeologico. Nel 1832 venne avviato un corposo riassetto urbanistico che stravolse sia l’impianto urbanistico medievale che la gran parte dei resti di età romana: furono realizzate quattordici cascine, l’imponente edificio dell’Agenzia, la torre affacciata sulla piazza della chiesa e infine la caratteristica costruzione gotica della parrocchia di San Vittore. L’avvenieristico progetto di Carlo Alberto prevedeva la realizzazione di una ferme modèle, un luogo all’avanguardia ove sperimentare tecniche per la produzione di cereali, vino e l’allevamento di bovini.
Foto Beppe Sacchetto
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