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Foto: Beppe Sacchetto © 2023



MAGLIANO ALFIERI (CN) - IL MONTE DEI SETTE CASTELLI

 

Magliano Alfieri, 9 Marzo 2023

Pochi reperti archeologici documentano la presenza dell'uomo durante il Neolitico: pietre levigate, punte e lame in selce, che sono state ritrovate casualmente sulla collina di San Pietro. Uno scavo del 2009 per il contenimento della strada adiacente la chiesa di S.Antonio ha confermato la stratificazione storica di un insediamento che lasciò tracce nella Piana di S.Antonio fin dal IV millennio avanti Cristo, che già lo studioso maglianese Antonio Adriano supponeva sulla base di suoi ritrovamenti di campioni di "pietra verde", di selci e di un frammento di "anellone neolitico". Nei secoli precedenti Cristo nell'area di pianura vivevano i "Liguri Stazielli", ma alcuni resti archeologici (pezzi di marmi pregiati, tessere di mosaico, cocci di ceramica) fanno pensare che la Magliano romana già esistesse sul finire del primo secolo a.C.

Il nome "Magliano" deriverebbe dal nome personale Manlius, gentilizio dell'importante famiglia romana di Quinto Manlio Severo, che quasi certamente fu proprietario di quelle (queste) terre.

La diffusione dei ritrovamenti archeologici interessa i terreni fra la località Biaròt -tra S.Antonio e Cornale- fino all'area dei campi Sappa -nel centro di S.Antonio- e poi ancora oltre la strada statale, presso l'ex area artigianale Veglio, ove sono stati costruiti gli edifici di "Magliano 2". Questo dimostra che proprio nella parte pianeggiante del nostro comune si era sviluppato l'insediamento forse più importante lungo la direttrice della strada che collegava le città romane di Asti e Pollenzo snodandosi ai piedi della collina, più o meno sull'asse delle attuali via Cavour e via Valmorterra.

Prima di quelli ritrovati negli anni '60 e '70 dello scorso secolo da un gruppo locale coordinato da Antonio Adriano, vari resti erano già stati recuperati nell'area, all'inizio del '900, dallo studioso e archeologo di origine maglianese Federico Eusebio (cui sono stati intitolati il Museo civico di Alba e le Scuole elementari di Magliano). Si trattava di tombe, tegoloni, anfore e frammenti di vasi e monete imperiali, che vanno da Augusto ai Costantiniani.

Resti vari, risalenti ai primi secoli d.C., di fondazioni di una villa rustica, tracce di strada e sepolture romane di incenerato con frammenti di arredo (di cui resta oggi visibile, dopo i lavori, un tratto di muraglione) sono stati infine ritrovati nel 2006 nell'area centrale dei "campi Sappa", durante i lavori di scavo per un canale scolmatore. Nella primavera del 402 d.C. iniziarono in queste zone, con i Visigoti di Alarico, le distruttive scorribande barbariche. Il 6 Aprile di quell'anno, l'esercito romano guidato dal generale Stilicone li sconfisse presso l'importante città di Pollentia (l'odierna Pollenzo, frazione di Bra), ritardando di poco la fine dell'Impero romano d'Occidente, avvenuta nel 476 d.C. La popolazione maglianese si concentrò in borghi inerpicati, come le colline di San Pietro e di San Secondo: dopo circa cinquecento anni finì così la vita del villaggio romano di Magliano Basso.

Magliano è citato per la prima volta in un atto di vendita del 959. Dapprima fu un ducato longobardo: una base abbastanza sicura dei Longobardi fu la zona del capoluogo detta "in Bria" (Ad Braydam, termine di derivazione longobarda) e lì, molto probabilmente, esisteva una cascina.

Fu poi contea franca, e ancora principato vescovile di Asti, fino a che emersero le prime famiglie potenti: i De Maliano, sudditi della Chiesa di Asti e successivamente gli Alfieri, importante famiglia nobiliare astigiana.

Intorno all'anno 1000 in San Secondo sorgeva la chiesa parrocchiale, per il resto non esisteva un vero centro, c'erano casupole sparse e boschi dove i contadini raccoglievano castagne per fare il pane, abbattevano alberi per scaldarsi e cacciavano la selvaggina. Il borgo prese forma quando il territorio diventò feudo degli Alfieri che edificarono, nei primi anni del 1300, un palazzo prospiciente la valle, abbattuto e sostituito dall'attuale castello. Nel 1240 Guglielmo e Alferio Alfieri, avendo accumulato capitali con la creazione di banchi di pegno in tutta Europa, comprarono tre ottavi "di tutto il luogo e villa di Magliano, per il prezzo di lire 730 astesi", diventando così feudatari del sito. Da Guglielmo e Alferio Alfieri derivarono poi i rami degli Alfieri di Cortemilia, di quelli di San Martino (detti in seguito "di Sostegno") e di quelli di Magliano e Castagnole Lanze.

Il Castello Alfieri

"Un poggio di Magliano chiamasi il monte dei sette castelli, perché, secondo la tradizione locale, sette case-forti già esistevano sulla sua sommità", scriveva G.Casalis nel 1842 nel suo "Dizionario geografico degli Stati del Re di Sardegna". La leggenda fu alimentata dai toponimi maglianesi (come "Castellero" e "Rocchetta", indicativi forse di antiche fortificazioni periferiche) e dai ruderi dell'antico fortilizio di Magliano, costruito dai nobili "De Maliano" e le cui prime notizie storiche risalgono all'anno 998 ("intus castro qui dicitur Malijano").

Quel primo fortilizio era costituito da un nucleo circolare di case-forti (ricetto) e da torri poste a coronamento del rilievo collinare antistante l'attuale castello e oggi destinato a Parco comunale intitolato a Vittorio Alfieri. Era difeso per tre lati dalle pareti scoscese della collina e per un lato da un fossato (dove è situato lo sferisterio, che dal 2011 funge anche da parcheggio). I suoi ultimi muraglioni, ormai pericolanti, furono abbattuti verso la metà dell'800. Alla casata degli Alfieri di Magliano e Castagnole delle Lanze apparteneva Catalano Alfieri (1602-1674), che nel 1649 iniziò la costruzione dell'attuale castello dove, fin dal 1300, esisteva un "palatium", o casa-forte, che fu abbattuto per far posto al nuovo edificio.

Catalano era al servizio di Casa Savoia, tra i suoi compiti c'era quello di riscuotere i tributi in tutta la zona e lo fece con tale zelo da essere odiato da tutti; si tramanda che la popolazione dicesse "Nusgnur ch'un tena a màn da ra lòsna, da u trùn e d'ar cunt Catalan" (Che il signore ci protegga dal fulmine, dal tuono e dal conte Catalano). E il destino ha voluto che nel suo castello siano oggi esposti i soffitti in gesso delle umili case di quei contadini che lo odiavano.

Nel 1660 fu nominato Cavaliere della SS.Annunziata e fu insignito del collare dell'ordine. La sua vita si concluse però tragicamente: accusato di tradimento per non essere riuscito ad impadronirsi di Savona e Genova, nella rovinosa spedizione del 1672, fu condannato a morte e rinchiuso nelle segrete di Palazzo Madama a Torino, dove morì per infarto il 14/9/1674 (ma fu sottoposto ad autopsia perché si sospettò un omicidio).

Nel 1679 fu riabilitato, dopo che il suo accusatore-calunniatore era stato giustiziato mediante decapitazione nel 1676. In una lettera alla moglie Catalano aveva scritto "La calunnia non può avere successi duraturi" e questo potrebbe rimandarci al motto "Tort ne dure", che si legge sulla volta del salone nello stemma degli Alfieri.

Per volontà del figlio Carlo Emanuele fu costruito un mausoleo marmoreo visibile ancora oggi nel Presbiterio della Parrocchiale di Sant'Andrea, nel capoluogo di Magliano.

Carlo Emanuele, che fu ministro dei Savoia a Madrid, Parigi, Vienna e ambasciatore a Londra, succedette dunque al padre Catalano e concluse nelle parti principali la costruzione del castello, intorno al 1680. Il suo busto fu posto in una nicchia dello scalone d'onore con una dedica posta dal figlio Giuseppe Catalano Alfieri e dalla vedova Eleonora Tana di Entracque, che possiamo leggere sul muro.

A Carlo Emanuele succedette Giacinto Ludovico, quarto conte di Magliano e ultimo maschio degli Alfieri di Magliano e Castagnole, che nel 1768 fece costruire la cappella gentilizia interna al castello. Fu il terzo marito di Monica di Maillard de Tournon: da un precedente matrimonio di questa con il conte Amedeo Alfieri di Cortemilia, nel 1749 era nato ad Asti il poeta Vittorio Alfieri. Monica villeggiò spesso a Magliano; il figlio Vittorio, consigliandola di recarsi nel castello di famiglia, le scriveva da Parigi: "E' un bel luogo, e un'ottima aria, e mi pare che le dovrebbe giovar molto". Con la morte di Giacinto Ludovico gli Alfieri di Magliano si estinsero nel 1797; il castello passò attraverso varie mani finchè il marchese Cesare, degli Alfieri di Sostegno (signori dal 1615 della vicina S.Martino), riacquistò tutto nel 1843. Gli succedettero il figlio Carlo Alberto e le nipoti Adele (1851-1937) e Luisa Alfieri (1852-1921) con le quali si estinse anche questo ramo degli Alfieri.

Nel 1952 la marchesa Margherita Pallavicino (vedova del figlio di Luisa Alfieri, Giovanni Visconti Venosta) offrì l'edificio in dono al Comune che lo rifiutò; lo accettò invece il parroco di Sant'Andrea, don Drocco. Dopo varie vicissitudini ed utilizzi impropri, mentre prendeva forma il progetto di un museo etnografico, la Soprintendenza ai Beni ambientali ed architettonici realizzò un primo intervento di tutela nel 1976, grazie all'interessamento di un gruppo di giovani maglianesi guidato da Antonio Adriano (il "Gruppo spontaneo-etnografico maglianese", più o meno l'attuale associazione "Amici del castello Alfieri") e della sezione albese di Italia Nostra.

Nel 1988 il Comune di Magliano lo ricevette in donazione dal parroco di S.Andrea, don Guido Davico, con approvazione del Consiglio Comunale il 22 dicembre 1986 ed atto notarile del 1988.

Il castello, seppure spogliato di tutti i suoi ricchi arredi (documentati da inventari del 1691 e del 1854), dopo vari passaggi in mani non sempre rispettose, giunge strutturalmente integro al Comune di Magliano che, nel 1994, allestisce nell'ala est una prima sezione museale dedicata ai soffitti in gesso delle case contadine. Anche la più grave alterazione (la costruzione, nei primi anni '60, di alloggi al primo piano, quattro nell'ala ovest e uno nell'ala est) era per fortuna reversibile. È stato cioè possibile per il Comune, nel 2001, rimuovere tramezzi e solette e ripristinare i locali originari, riportando anche alla luce, nell'ala ovest, le volte, che presentano variegate forme architettoniche e tracce di antiche colorazioni degne di restauro.

I citati locali dell'ala Ovest sono stati destinati dal Comune ad una seconda sezione museale dedicata al paesaggio di Roero, Langa e Monferrato e alla cultura popolare, utilizzando anche l'immensa documentazione raccolta dal compianto Antonio Adriano.

Dopo lo splendore dei suoi primi 150 anni e dopo un lungo periodo di decadenza, accentuatasi nella seconda metà del '900, un primo intervento di rifacimento parziale del tetto fu finanziato alla fine degli anni'70 dal Ministero dei Beni culturali. Ma è dagli anni '90, dopo il passaggio di proprietà al Comune, che inizia la rinascita del castello Alfieri (ormai indiscusso simbolo di Magliano), fortemente voluta dalle amministrazioni comunali che si sono succedute dal 1985 fino ad oggi e grazie ai determinanti finanziamenti della Regione Piemonte, delle Fondazioni bancarie (Cassa di risparmio di Cuneo e San Paolo di Torino) e dell'Unione europea.

Origine del nome

- In epoca romana: Vicus, o Fundus, Mallianus (dal nome Manlius, gentilizio dell'importante famiglia romana di Quinto Manlio Severo);
- Fino al Medio Evo: Mallianum, o Maglanum;
- Fino al '700: Magliano in Asteggiana;
- Dal 4/12/1862 (Regio decreto): Magliano d'Alba;
- Dal 30/1/1910 (Regio decreto): Magliano Alfieri;

Magliano deriva quindi dal latino "Mallianus".
La parte "Alfieri" fu invece sostituita a "d'Alba" con Regio decreto del 1910, su richiesta del Comune. Per comprendere le ragioni di questo legame (che non esisteva certamente all'epoca dell'odiato Catalano Alfieri) ripercorriamo un pezzo della storia maglianese fra '800 e '900, che si incrocia con personaggi che ebbero anche un ruolo nel processo unitario della nostra nazione.

Gli Alfieri di Magliano si erano estinti nel 1797 con la morte del conte Giacinto, che aveva sposato la madre di Vittorio Alfieri (alle sue terze nozze) e non aveva figli. Il castello passò attraverso varie mani finchè fu riacquistato nel 1843, con le annesse 80 "giornate" di terreni, dal Marchese Cesare Alfieri di Sostegno, di un altro ramo degli Alfieri e signore anche della vicina S.Martino (Sostegno è il nome di un piccolo Comune biellese, ancora oggi esistente, dove questi Alfieri avevano dei possedimenti).

Cesare Alfieri (1799-1869) fu primo segretario di Stato per la pubblica istruzione nel 1844 e come tale firmò nel 1848 lo "Statuto Albertino"; fu inoltre Presidente del Senato Sabaudo dal 1855 all'Unità d'Italia.

Gli succedette il figlio Carlo (1827-1897), che fu deputato (1857), senatore del neonato Regno d'Italia (1871) e vicepresidente del Senato; inoltre fondò a Firenze l'Istituto di scienze sociali "Carlo Alfieri".

Carlo Alfieri ebbe due figlie, Adele (1851-1937) e Luisa (1852-1921), restò vedovo e sposò in seconde nozze la marchesa Giuseppina Benso di Cavour (1831-1888). Giuseppina era proprietaria del castello del vicino comune di Grinzane e nipote prediletta (figlia di suo fratello Gustavo) di Camillo Benso Conte di Cavour, il regista dell'unificazione italiana, che fu sindaco di quel Comune -poi Grinzane Cavour in sua memoria- dal 1832 al 1849.

Questo ramo degli Alfieri si estinse con Adele, che morì nubile nel 1937 e beneficiò sia Magliano sia Grinzane. Fu cioè soprattutto per i legami con la marchesa Adele Alfieri di Sostegno che la comunità maglianese richiese (con delibera del Consiglio comunale del 1° dicembre 1907) ed ottenne, con Regio Decreto del 30/1/1910, di abbinare "Alfieri" a Magliano. Nella delibera del 1907 si legge che il cambiamento del nome, oltre che rappresentare una "pubblica e solenne prova di ringraziamento" verso la Marchesa Adele, "...è anche necessario per ovviare ai disguidi e ritardi postali che si verificano per la somiglianza del nome di Magliano d'Alba con Magliano Alpi, situati nella provincia di Cuneo".

Adele Alfieri fu benemerita per i maglianesi istituendo a Magliano Alto, nei primi anni del secolo, l'Asilo infantile che poi lasciò alla Parrocchia e donando al Comune il terreno dove nel 1907 furono costruite le attuali scuole elementari. Inoltre vendette a prezzi convenienti decine di "giornate" di terra a molti Maglianesi.

Oggi è ricordata con l'intitolazione comunale del tratto della strada provinciale che attraversa Magliano Alto, mentre un'altra via del capoluogo (ex via Brusesio) ricorda il benefico "Asilo Alfieri" (vedi Delibere del Consiglio comunale nel 1909, in cui Adele è definita "...la più grande benefattrice che mai abbia avuto Magliano").

La marchesa donò infine, nel 1932, al Comune di Grinzane il magnifico castello (ereditato dalla matrigna Giuseppina Benso di Cavour), attuale sede dell'Enoteca, e 12 "giornate" di terra adiacenti, con finalità di "attività sociali per la gioventù"; castello e terreni sono ancora oggi gestiti dalla Fondazione "Adele Alfieri", di cui sono membri i Comuni.

 

 

    Foto Beppe Sacchetto

 

 

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