MOSTRA IN SCENA! LUCI E COLORI NEI COSTUMI DI CARAMBA
A cura di Silvia Mira - Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino
Dal 7 aprile al 4 settembre 2022
Torino, 15 Aprile 2022
"Quando si dice: la tale o tal'altra produzione scenica è foggiata sui figurini di Caramba il pubblico sa già per lunga prova che assisterà ad una festa di colori e di luce; che avrà dinanzi agli occhi quadri vivi e veri..." così scriveva nel 1907 Giuseppe Adami.
La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio alla bellezza, intesa come eleganza delle forme, preziosità dei tessuti e cura dei particolari, con una splendida mostra dedicata al `Mago' dei costumi teatrali Luigi Sapelli, in arte Caramba.
L'esposizione mette in risalto l'altissimo livello della produzione del costumista piemontese, attraverso una quarantina di costumi, scelti tra la vasta collezione Devalle di Torino. Tra i pezzi iconici del lavoro della Casa d'Arte Caramba, fondata nel 1909 a Milano, sono esposti: preziosi esemplari per il dramma d'annunziano Parisina e per la prima della Turandot del 1926 con la direzione di Toscanini alla Scala di Milano; i costumi rinascimentali realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e i costumi per Elisa Cegani e Luisa Ferida, firmati da Gino Carlo Sensani, nel film del 1941 La corona di ferro di Alessandro Blasetti.
In mostra si trovano anche diversi tessuti della Manifattura Mariano Fortuny, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all'indomani della creazione della Casa d'Arte Caramba, una vera e propria fucina del "Mago" - così come spesso era definito - in cui si riunivano diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico.
Magnifici, poi, i bozzetti della collezione della Sartoria Teatrale Pipi di Palermo, dettagliatissimi da un punto di vista pittorico rispetto alla consueta produzione di Caramba che spesso ne disegnava di meno particolareggiati.
Le ricerche e gli studi intrapresi per la realizzazione della mostra hanno permesso di fare entusiasmanti scoperte: per esempio, lo splendido manto "piumato" esposto in mostra, che fino a oggi non si sapeva per quale opera fosse stato realizzato, è stato finalmente assegnato alla Parisina di Pietro Mascagni con libretto di Gabriele D'annunzio. Indossato nel 1913 dalla soprano Tina Poli Randaccio durante la prima rappresentazione dell'opera, fu poi esposto nel 1987 a Venezia per la mostra "Fortuny e Caramba". Grazie a un confronto con i bozzetti della collezione della Sartoria Teatrale Pipi di Palermo, anche la giornea maschile appartiene al corpus della medesima opera. E ancora, il manto usato da Elisa Cegani nel film La corona di ferro è stato in seguito indossato da Maria Callas per il Nabucco al Tetro San Carlo di Napoli il 20 dicembre del 1949.
Per quel che riguarda il film La corona di ferro è interessante notare come per costumi che richiedevano l'eccellenza in materia di taglio, ricamo, decorazione e tinture dei tessuti, ci si rivolgesse ancora, dopo la morte del Maestro avvenuta nel 1936, ai laboratori della sua Casa d'Arte a Roma.
Caramba dedicò tutte le sue energie creative al fine di rimodernare la concezione del costume per lo spettacolo: creò infatti capolavori che, pur essendo espressione della sua epoca, prendevano vita da uno studio attento e filologico del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare. Il suo stile era rigorosissimo: accanto a un impianto storicistico estremamente fedele sovrapponeva una freschezza di motivi e una dovizia di particolari che rendevano ogni figurino un'opera d'arte autonoma e a sé stante. Fondamentali per la creazione dei suoi costumi erano i bozzetti, che disegnava in bianco e nero e su cui applicava ritagli di tessuto per evitare che la sartoria facesse errori di interpretazione cromatica, e, soprattutto, la creazione di stoffe da lui stesso pensate, stampate, tagliate e decorate. Lavoratore instancabile e realizzatore di sogni, il "Mago" riesce ancora oggi a parlarci della maestria del fare e della ricerca della perfezione anche nei più nascosti e minuti particolari. Questa mostra rappresenta, quindi, un viaggio tra tessuti pregiati, ricami preziosi e colori ottenuti con tinture manuali che esprimono l'assoluta eccellenza delle maestranze che Caramba riunì sotto la sua direzione, creando non solo costumi per la scena, ma anche meravigliosi abiti per la brillante vita privata delle dive e per le signore alla moda di tutta Europa.
LA STORIA DI LUIGI SAPELLI, IN ARTE CARAMBA
Luigi SAPELLI (Pinerolo, 1865 - Milano, 1936) passò dal giornalismo satirico alla critica teatrale per poi diventare costumista, scenografo e regista. Negli anni torinesi del liceo cominciò frequentare il caffè Molinari, dando voce alle sue critiche pungenti e facendosi notare per il modo eccentrico di vestire e per l'uso frequente dell'esclamazione spagnola "caramba" che, a partire dal 1884, diviene il suo nome d'arte.
Nel 1883 a Torino fondò e diresse la rivista Libellula dove apparvero i suoi figurini. La prima "rivoluzione" avvenne quando tolse al costume di Manrico del Trovatore la consueta frangia d'argento perché la trovava offensiva «per la verosimiglianza e l'estetica» del personaggio: il figurinista non doveva più pensare il costume teatrale come a un semplice travestimento, ma come lo strumento per rivelare l'identità del personaggio.
Dal 1884 collaborò con diversi periodici teatrali e umoristici, inventando una critica teatrale realizzata attraverso vignette caricaturali.
Fondamentale, nel 1897, fu l'incontro a Torino con il direttore d'orchestra Arturo Toscanini e il produttore napoletano di operette Ciro Scognamiglio i quali, sebbene provenienti da culture teatrali lontanissime, erano mossi dallo stesso desiderio di cambiamento che trovava in Caramba un promotore d'eccezione. Con il primo, che voleva riportare nel mondo della lirica artigiani specializzati e un pubblico rigoroso, la collaborazione cominciò solo nel 1922, quando Caramba fu chiamato alla Scala come direttore degli allestimenti scenici. Con il secondo, invece, si realizzò subito l'ambizioso progetto di dare nuova veste scenica all'operetta, cambiandone il repertorio, adottando ingegnosi allestimenti e spettacolari colpi di scena ed elevando un genere da sempre considerato minore. L'esperienza operettistica di Caramba durò fino agli anni Venti del Novecento e fece scuola persino a Parigi e a Vienna, laddove il genere era nato.
A cavallo fra i due secoli il nome di Caramba corse dalla lirica alle operette, dal balletto alla rivista, dalle compagnie di prosa al repertorio dei grandi attori.
La sua variegata e fortunata carriera fu costellata da successi internazionali, dall'Opera di Parigi al Metropolitan Opera House di New York, e da collaborazioni fruttuose con le più importanti realtà artistiche italiane e i suoi più grandi protagonisti. Adorato da Lydia Borelli, dalle sorelle Gramatica, e da Virginia Reiter, fu un punto di riferimento per Eleonora Duse che per la creazione dei propri abiti poteva permettersi cifre da capogiro.
L'epiteto di 'Mago' gli venne dato nel 1908 in occasione della prima rivista italiana, Turlupineide, per la quale crea innumerevoli effetti scenici.
Gli anni trascorsi alla Scala corrisposero agli anni della sua maturità artistica: il suo straordinario estro e la sua inesauribile vena creativa furono impiegate per realizzare con Toscanini il progetto di rinascita del teatro milanese. L'impresa fu coronata da riconoscimenti e successi, come la rappresentazione postuma della prima della Turandot di Giacomo Puccini, con la direzione di Toscanini e il suo allestimento scenico.
Il 10 novembre 1936, Caramba si spegne nella sua casa di Milano. Due giorni dopo, il feretro si ferma davanti alla Scala e dal balcone del teatro viene lanciata dalle allieve del corpo di ballo una pioggia di petali.
Foto Beppe Sacchetto
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