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Foto: Beppe Sacchetto © 2021



UNA COLLEZIONE SENZA CONFINI - ARTE INTERNAZIONALE DAL 1990

a cura di Riccardo Passoni
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino dal 3 novembre 2021

 

Torino, 2 Novembre 2021

La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle collezioni permanenti del Contemporaneo con un nuovo percorso che presenta 33 grandi artisti della scena artistica internazionale.

Una collezione senza confini nasce dalla volontà di dare visibilità a una importante selezione di opere del patrimonio del museo focalizzando l’attenzione su 56 opere, molte delle quali non hanno avuto negli ultimi anni la possibilità di essere esposte al pubblico, se non per brevi periodi. Nel corso del tempo il museo ha raccolto opere di grande importanza, e tutti i lavori oggi esposti fanno riferimento alla storia recente di acquisizioni: sono giunti in museo negli ultimi vent’anni attraverso diversi canali, dalle scelte effettuate ad Artissima grazie al contributo determinante della Fondazione CRT per l’Arte Contemporanea, alle opere entrate a far parte della collezione in seguito a serie espositive, quali ad esempio il ciclo di mostre dal titolo Avvistamenti nei primi anni 2000, oltre a doni e acquisti mirati.

L’esposizione offre anche lo spunto per dimostrare come il museo abbia perseguito negli anni un percorso di internazionalizzazione avviato con successo all’indomani della seconda guerra mondiale.
Lo sguardo e l’interesse verso l’arte straniera prese inizio dal 1948 con l’acquisizione di Dans mon pays di Marc Chagall alla Biennale di Venezia, per poi proseguire coerentemente con gli indirizzi internazionali nei decenni successivi, come già dimostrato con la mostra Strangers. Tra informale e pop dalle collezioni GAM, realizzata nel 2012.

Dopo 10 anni da quella prima testimonianza, la GAM oggi presenta Una collezione senza confini con una prospettiva completamente diversa: nella dimensione globale in cui siamo ormai giunti a percepire la nostra presenza, grazie alla circolazione delle notizie, delle opere e delle persone e per il moltiplicarsi delle occasioni di viaggi ed esposizioni a livello mondiale, è diventato difficile, se non impossibile, stabilire i confini entro i quali operare sul fronte dell’accrescimento internazionale della collezione.

Se, fino a pochi decenni fa era normale aprirsi all’arte parigina soprattutto e poi americana, nel corso degli ultimi 25-30 anni sono entrate nella collezione della GAM opere di artisti certamente europei, ma si sono accolte anche opere provenienti da culture e linguaggi espressivi diversi: dalla Cina, Cuba, Africa ad esempio, ormai elevate a stima globale grazie ai principali eventi espositivi, come Documenta, Biennali e Triennali internazionali.

Gli artisti selezionati per questo appuntamento appartengono a diverse generazioni: si va dai nomi dei protagonisti nati negli anni Trenta (Georg Baselitz, Christian Boltanski) fino alla generazione nata negli anni Settanta (Kcho, Hannah Starkey, Laurent Grasso).

Come sostiene il Direttore Riccardo Passoni, curatore dell’esposizione: Possiamo verificare che nella ‘antologia’ che abbiamo proposto in questa esposizione sono tanti gli stimoli che possiamo riconoscere come portanti di una certa ricerca, senza che vi corrispondano una geografia specifica o uno stile di riferimento. Vi sono rappresentazioni che evocano una narrazione, conclusa o in sospensione (Marina Abramović, Hannah Starkey); la tradizione e la cura (Chen Zhen); gli affioramenti del rimosso (William Kentridge, Tracey Moffatt); il dramma della storia e delle sue cicatrici, in una dimensione ideologica (Alfredo Jaar). E ancora: emergono la messa a fuoco di una dimensione favolistica o leggendaria (Mark Dion, Matt Collishaw), a contrasto con lo sguardo sull’inammissibile, la dura necessità del ricordo (Christian Boltanski); o il recupero di certi spazi mentali, di alienazione (i Kabakov) o di incursioni sul paranormale (Markus Lutyens, Laurent Grasso).

Questo allestimento, oltre a presentare alcune delle opere internazionali più significative giunte in museo, non può rinunciare a lasciare un punto interrogativo sul futuro dell’accrescimento del patrimonio della GAM, soprattutto in relazione agli spazi oggi divenuti esigui, con i quali il museo si sta misurando.

Gli artisti esposti: Marina Abramović (Belgrado, Serbia, 1946); Georg Baselitz (Kamenz, Germania, 1938); Chen Zhen (Shangai, Cina, 1955 – Parigi, Francia, 2000); Christian Boltanski (Parigi, Francia, 1944-2021); Cecily Brown (Londra, Regno Unito, 1969); Pedro Cabrita Reis (Lisbona, Portogallo, 1956); Matt Collishaw (Nottingham, Regno Unito, 1966); Tony Cragg (Liverpool, Regno Unito, 1949); Mark Dion (New Bedford, Massachusetts, Usa, 1961); Liam Gillick (Aylesbury, Regno Unito, 1964); Antony Gormley (Londra, Regno Unito, 1950); Laurent Grasso (Mulhouse, Francia, 1972); Carsten Höller (Bruxelles, Belgio, 1961); Alfredo Jaar (Santiago del Cile, Cile, 1956); Ilya and Emlia Kabakov (Dnepropetrovsk, URSS, oggi Ucraina, 1933 e 1945); Kcho (Nueva Gerona, Cuba, 1970); William Kentridge (Johannesburg, Sudafrica,1955); Terence Koh (Pechino, Cina, 1967); Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945); Jim Lambie (Glasgow, Scozia, 1964); Marcos Lutyens (Londra, Regno Unito, 1964); Mona Marzouk (Alessandria d’Egitto, Egitto, 1968); Aleksandra Mir (Lubin, Polonia, 1967); Tracey Moffatt (Brisbane, Australia, 1960); Hermann Nitsch (Vienna, Austria, 1938); Albert Oehlen (Krefeld, Germania, 1954); Cornelia Parker (Cheshire, Regno Unito, 1956); Tobias Rehberger (Esslingen, Germania, 1960); Julião Sarmento (Lisbona, Portogallo, 1948-2021); Sean Scully (Dublino, Irlanda, 1945); Kiki Smith (Norimberga, Germania, 1954); Hannah Starkey (Londra, Regno Unito, 1971); Jessica Stockholder (Seattle, Washington, Usa, 1959).

 

 

    Foto Beppe Sacchetto

 

 

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