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SANTUARIO MADONNA DELLA ROCCA - DOGLIANI - IL SANTUARIO CHE NON E' MAI STATO COSTRUITO
Dogliani, 12 Agosto 2023
Il 29 giugno 1925 le abbondanti precipitazioni estive tra Dogliani e Solano, lungo il Rio Gamba, fecero crollare una parete di roccia che scoprì una nicchia su un’incrostazione bianca che correva lungo tutta la parete di arenaria.
Due pastorelle,
Giuseppina
Marenco e Giuseppina Berchialla,
intente a pascolare il loro gregge, la videro e subito pensarono si trattasse di un prodigio: una figura bianca in rilievo che assomigliava moltissimo all'immagine della Madonna.
Così ebbe inizio la storia del santuario di Dogliani che mai è stato costruito. Quella figura bianca uscita dalla roccia, in cui alcune persone distinguevano una figura velata con bambino in braccio e coroncina, era probabilmente opera della natura e nulla più.
Ma i fedeli locali cominciarono subito a recarsi in pellegrinaggio in quel luogo dove avvenne la misteriosa apparizione.
La voce si sparse e dal 2 luglio su diversi giornali venne riportata la notizia. Il primo fu La Stampa seguito con un'ampia eco dai periodici locali, tra cui L’Unione Monregalese e La Sentinella delle Alpi. Sempre il 2 luglio la notizia giunse addirittura oltreoceano, sul Corriere d’America, il quotidiano di New York seguito dagli emigrati italiani.
L’8 luglio circa ottomila persone raggiunsero il luogo dell’apparizione, per rivolgere preghiere alla “Madonna della Rocca”.
Il sindaco di Dogliani emise un’ordinanza per limitare la velocità dei veicoli lungo la strada e per proibire ci fossero canti, urla e schiamazzi, e la vendita di vino, birra o cibi varie. Le notizie di guarigioni miracolose corsero di bocca in bocca molto velocemente. Immediatamente fu costituito un comitato con il preciso scopo di erigere sul luogo un santuario. Durante i molti rosari recitati si raccoglievano fondi per erigere la casa della Madonna della Rocca.
Però la Curia vescovile di Mondovì sotto la cui diocesi ricadeva il territorio dell’apparizione non condivideva l'entusiasmo generale dei fedeli. L’autorità ecclesiastica prima invitò alla cautela, poi decise di ordinare ai sacerdoti di prendere le distanze dai pellegrinaggi. Il 15 luglio, mentre il Comitato raccoglieva le sottoscrizioni, il vescovo con un comunicato raggelò molti entusiasmi:
"Viste le relazioni circa l’affluenza di visitatori della bianca macchia scopertasi per franamento il 29 giugno nella collina tra Bonvicino e Somano in territorio di Dogliani, macchia che, per l’altezza in cui si trova, sembra presentare qualche forma di donna con corona, in una nicchia, per il che viene da molti creduta immagine prodigiosamente apparsa della Madonna; fatta esaminare sul luogo da persone competenti la natura della frana, del terreno a tracce pietrose, e di quella figura in bianco; essendo risultato scientificamente che la medesima è un fenomeno naturale di incrostazione, lasciato dalle acque penetrate da tempo attraverso le fessure che determinarono poi il franamento; risultandoci che viene sorpresa la buona fede dei semplici, per cui giunsero interpellanze dalle Autorità civili;
accertato che sorse un Comitato per un futuro Santuario, senza alcun permesso dell’Autorità ecclesiastica; che per di più, senza processo alcuno, sono proclamati miracoli alcuni fatti naturalmente spiegabili, con grave pericolo di esporre al disprezzo la vera devozione alla Madonna; dichiariamo nulla risultare che abbia note soprannaturali sia nella figura bianca scopertasi il 29 giugno, sia nel miglioramenti di infermi, che si dicono guariti per miracolo".
Il comunicato si concludeva con l’appello ai parroci di istruire i fedeli in questo senso, e di verificare (e poi comunicare alla Curia) tempestivamente le presunte grazie. Proibiva inoltre questue per il pilone o il futuro santuario.
Nel 1995 la scuola media “Luigi Einaudi”, che ha sede nella cittadina cuneese, curò la pubblicazione del volumetto “La Madonna della Rocca di Dogliani – 1925” in collaborazione con il locale Museo Storico Archeologico “Giuseppe Gabetti”. Conteneva il lungo carteggio tra parroco, podestà e Commissione, andato avanti per quasi dieci anni. Era l’8 settembre 1935, quando arrivò il responso definitivo del Tribunale ecclesiastico: inesistente il prodigio, “un puro fenomeno di incrostazione salnitrosa”.
Secondo il regime giuridico del tempo, che alla dittatura univa la natura di religione di Stato del Cattolicesimo, il comitato fu sciolto per ordine del prefetto di Cuneo e i lavori per il santuario bloccati. I fedeli liquidarono la ditta che aveva iniziato i lavori ma al contempo scrissero al vescovo: “qualcuno, più in alto di noi, vede e disporrà”. Così obbedirono alla Curia, ma non si persuasero mai e ancora c'è chi è convinto della natura sovrannaturale del fenomeno.
I rovi ora coprono la rupe ma la devozione è ancora intensa. I vigili del fuoco, vista l'intensa affluenza, hanno messo in sicurezza il sentiero. I fedeli, soprattutto gli anziani, non dimenticano, ne sono testimonianza i lumini accesi anche in giorni qualunque, i tantissimi ex voto, i fiori freschi, e la messa che si celebra la sera a metà agosto sempre molto affollata.
Foto Beppe Sacchetto
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