CRONACHE DALL’OTTOCENTO
LA “VITA MODERNA” NELLE OPERE DI CARLO BOSSOLI E
NELLE FOTOGRAFIE DEL SUO TEMPO
Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino - Dal 7 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021
Torino, 6 Ottobre 2020
La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio al XIX secolo e alla sua storia con una mostra, curata da Sergio Rebora con la collaborazione di Daniela Giordi, per la sezione fotografica, che mette a confronto le svariate sfaccettature della vita moderna dell'Ottocento attraverso la pittura di Carlo Bossoli e la fotografia storica, restituendo fedelmente le vicende del tempo, l'evoluzione dei costumi e del modo di vivere.
Nel corso dell'Ottocento il dialogo tra pittura e fotografia ha profondamente mutato la fruizione delle arti visive: le qualità insite nella nuova tecnica di rappresentazione, contraddistinta da precisione descrittiva, rapidità esecutiva e serialità del processo di riproduzione, hanno indotto il pubblico a una diversa lettura della realtà e a conseguenti elaborazioni concettuali.
Nei primi decenni di diffusione della fotografia, nata nel 1839, la commistione tra le due arti contribuì a una definizione verista del mondo, in primis del paesaggio, sia naturale che urbano, e della vita che in esso si svolge, coinvolgendo vedutisti da un lato e pittori di genere dall’altro. In tal senso, Carlo Bossoli risulta un personaggio emblematico: determinante il suo ruolo di straordinario cronista del proprio tempo, svolto in parallelo con la nascita e la diffusione della fotografia in tutta Europa, come è stato evidenziato da una lunga tradizione di studi, condotti soprattutto sul territorio piemontese nel Novecento a opera di storici dell'arte di primissimo piano come Ada Peyrot, autrice del catalogo ragionato di Bossoli, Franca Dalmasso, Rosanna Maggio Serra e Pier Giorgio Dragone.
L’esposizione che annovera una novantina di opere, ripartite tra una cinquantina di dipinti e una quarantina di fotografie, si avvale dell'apporto di nuclei collezionistici privati, in alcuni casi inediti, come quello appartenente alla Collezione Litta di Vedano al Lambro (Milano), e di prestigiosi prestiti di istituzioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Torino, la Galleria d'Arte Moderna di Torino, l’Archivio di Stato di Torino, il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, il Museo del Risorgimento di Milano e i Musei Civici di Varese.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La prima sezione è dedicata alla quotidianità nei centri urbani della penisola italiana, con un'attenzione particolare per Torino, ritratta nelle sue piazze e nelle sue strade in momenti Benemeriti della Cultura e dell’Arte di svago e di festa, ma anche nelle attività lavorative di tutti i giorni. Tra le immagini della città si ritrovano piazza Castello, dominata dalla presenza di Palazzo Madama e dell'asse di via Nuova (poi via Roma), Piazza San Carlo e lo spazio allargato di piazza Vittorio Veneto. Anche la fotografia del tempo ha immortalato animate vedute cittadine e intensi momenti di quotidianità. Spesso i primi fotografi erano anche pittori che avevano utilizzato la tempera, l'acquarello o l'incisione, muovendosi tra arte, artigianato e meccanica.
La seconda sezione riguarda, invece, gli eventi politici e bellici di cui Bossoli è stato testimone: innanzitutto le drammatiche vicende delle Cinque Giornate di Milano del marzo 1848 e le campagne della seconda guerra d'Indipendenza che hanno portato all'unificazione d'Italia sotto la monarchia sabauda. Di ogni episodio, Bossoli delineò uno o più disegni, rielaborandoli, successivamente in studio, in composizioni a tempera: l'immagine riprodotta è pressoché contestuale o di poco successiva al momento della stesura dello schizzo grafico dal vero. Accanto a questo nucleo, estremamente suggestivo per la portata storica delle scene raffigurate, una serie di fotografie documenta la difesa della Repubblica Romana nel 1849 e la Guerra di Crimea sei anni più tardi. Quest’ultima fu oggetto della prima vera e propria campagna fotografica programmatica, in un primo tempo a opera di Roger Fenton, al seguito dell’esercito britannico e poi di due veri e propri “reporter di guerra”: James Robertson e Felice Beato.
Nella rappresentazione pittorica, come in quella fotografica, fanno inoltre il loro ingresso, nella terza sezione della mostra, le immagini delle nuove infrastrutture che recarono un notevole ammodernamento alla vita del Paese, come le ferrovie che videro il Piemonte sabaudo all'avanguardia. Un documento estremamente prezioso è rappresentato, poi, dalla fotografia raffigurante un gruppo di persone in posa nel giardino della villa dell'ingegner Pietro Spurgazzi in occasione della inaugurazione della ferrovia che univa Torino a Caluso. Oltre al padrone di casa, ben riconoscibile per la sua caratteristica fisionomia, è lo scultore Vincenzo Vela che, come Bossoli, di cui era poco più giovane, aveva lasciato l'originario Canton Ticino trasferendosi prima a Milano e, dal 1852, a Torino dove era titolare della cattedra di scultura presso l'Accademia Albertina.
Nella quarta sezione sono presenti le immagini ispirate al tema dell'esotismo, centrale per la società e la cultura del diciannovesimo secolo. La produzione di vedute a tempera e a olio dedicate ai paesaggi russi, della Crimea, della Turchia e del Marocco si susseguì ininterrottamente al catalogo delle località europee visitate, immortalate e riprodotte in molteplici repliche da Bossoli grazie anche ai viaggi effettuati in Inghilterra, in Belgio e in Spagna. Dal punto di vista iconografico, le visioni di Istanbul, chiamata al tempo di Bossoli con il nome sognante di Costantinopoli, si affermarono sulle altre e raccolsero il consenso del mercato. La presenza di architetture ispirate allo stile bizantino e a quello arabo, sullo sfondo di un paesaggio dalla spiccata connotazione extra occidentale, si rivelò vincente e si guadagnò
Benemeriti della Cultura e dell’Arte le preferenze della committenza. Accanto alle tempere di Bossoli, sono presenti fotografie dell’Egitto e di altre località del Nord Africa.
L’ultima sezione si sofferma sulle vedute di ville e di giardini storici, una tipologia derivata anch'essa dalla tradizione vedutistica più nobile – si pensi a Magnasco e a Bellotto – e condivisa con altri maestri di questo genere e di cui Bossoli è stato il rappresentante più significativo. Spesso queste composizioni venivano concepite a pendant o in veri e propri cicli, come quello, per esempio, eseguito per la famiglia Litta Visconti Arese. Nelle tempere di Bossoli le ville del patriziato lombardo appaiono inquadrate frontalmente o dall'alto, quasi sempre animate da personaggi in abiti contemporanei che alludono all'identità e al vissuto dei proprietari. I protagonisti di queste vedute vanno in barca, inscenano feste notturne e indugiano in passeggiate nel parco e in ricevimenti pomeridiani, riproducendo con estrema naturalezza consuetudini sociali e riti mondani di cui Bossoli stesso era testimone diretto. Negli anni successivi gli stabilimenti fotografici dell'Italia unita realizzarono veri e propri servizi finalizzati alla rappresentazione di palazzi e di ville con giardino, a volte corredati da vedute degli interni ricchi di arredi e di decorazioni: immagini per noi estremamente preziose in quanto rivelatrici di un mondo oggi perduto, testimoni di un gusto di abitare gli spazi privati profondamente diversi da quelli odierni.
LA VITA
Appartenente a una famiglia di origine svizzera trapiantata a Odessa, Carlo Bossoli ebbe una formazione artistica da autodidatta come vedutista, scenografo e autore di "cosmorami" panoramici, maturata a contatto con esperienze diverse, tra cui la tradizione della Scuola di Posillipo a Napoli. Dopo essere rientrato in Canton Ticino, tra il 1843 e il 1853 visse a Milano, ricevendo numerose commissioni da famiglie aristocratiche e nel 1848 ebbe modo di immortalare gli eventi delle Cinque Giornate. In seguito, anche per ragioni politiche, si trasferì a Torino dove visse fino alla morte diventando uno dei pittori maggiormente ricercati dalla Corte sabauda. Tra il 1852 e il 1854 il Governo sardo lo incaricò di raffigurare i luoghi delle ferrovie, inaugurate in Piemonte in quegli anni, dipinti da cui fu tratta la celebre serie di litografie intitolata Views on the railway between Turin and Genoa, pubblicata a Londra nel 1853. Nuovamente nella capitale inglese, Bossoli editò nel 1854 le sue Vedute della Crimea, contribuendo alla conoscenza del paese su cui in quel momento storico erano puntati gli occhi di tutta Europa. Fu poi al seguito delle truppe del Re di Sardegna durante le campagne della seconda guerra di Indipendenza (1859-1861) incaricato da Eugenio di Savoia Carignano di documentare le vicende militari e i momenti ufficiali attraverso 106 composizioni a tempera, raffinata tecnica di cui era diventato un accreditato specialista.
Negli stessi anni Bossoli effettuò numerosi viaggi, attraverso Russia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Spagna e Marocco, dipingendo luoghi e scene colte dal vero. Onorato dalla patente di "pittore reale di storia" ricevuta nel 1862, l'artista trascorse gli ultimi anni di vita operando a Torino, nella casa in stile moresco ubicata lungo le rive del Po da lui stesso progettata. La frequentazione di ville e di palazzi dovette suggerire a Bossoli l'attuazione di un progetto assai ambizioso, quello di costruire la propria dimora torinese, dotata di un giardino privato. Casa Bossoli riproponeva la singolare veste in stile Tudor ideata da Luigi Clerichetti per la ricordata Villa Litta Visconti Arese a Vedano al Lambro, impreziosita da stilemi esotici ispirati alle architetture moresche e ispaniche. Tale fisionomia è andata perduta, ma il palazzo si affaccia ancora sull’attuale Lungo Po Diaz sopra i Murazzi, all’altezza di via Giolitti, tra il traffico e l’animazione della Torino di oggi.

Foto Beppe Sacchetto
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