SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI!
Torino, 31 Ottobre 2020
NON UNA DI MENO scende in piazza il 31 ottobre per rivendicare il diritto delle donne di decidere sui propri corpi, contro le linee guida regionali sull'interruzione volontaria di gravidanza.
Sono passati 10 anni dall'introduzione della RU486 in Italia e finalmente, dopo tante mobilitazioni dal basso e grazie alle lotte femministe, il ministero della salute ha aggiornato le sue linee guida per la somministrazione della pillola abortiva: l'aborto farmacologico può essere somministrato in day hospital, senza ricovero, e fino alla nona settimana di gravidanza.
In Piemonte, però, senza alcuna discussione consiliare, la Regione si è mossa per diramare arbitrariamente ed in sordina delle linee guida che si contrappongono a quelle ministeriali.
L'obiettivo è quello di mettere in discussione l'accesso all'aborto farmacologico in regime di day hospital e incentivare la presenza di associazioni pro-vita e antiabortiste all'interno delle strutture sanitarie pubbliche promuovendo l'apertura di sportelli permanenti.
Noi non ci stiamo!
Sui nostri corpi decidiamo noi!
Ancora una volta il diritto all'aborto è oggetto di un dibattito politico sterile che non mette al centro la salute delle donne ed il diritto alla scelta ma si limita ad usare i nostri corpi per fare campagna elettorale!
Le linee guida governative non sono certo la normativa che vorremmo: da anni come Non una di Meno rivendichiamo "Molto più di 194" in una lotta per la difesa e, soprattutto, per il superamento della legge sul diritto all'aborto e non accetteremo che la regione Piemonte ostacoli ulteriormente un diritto già compresso dall'obiezione di coscienza e dal moralismo cattolico.
In Italia ci sono regioni in cui l'obiezione di coscienza raggiunge percentuali superiori al 90%: a Torino i medici obiettori sono l'84,6% nella ASL T01, il 69,2% nella ASL T02, il 61,53% in T03, il 68,96% in TO 4.il 61, 20% in TO 5. Nell'ASL di Novara c'è 1 solo medico non obiettore mentre in quella di Alessandria sono appena in 2 a praticare IGV.
E come se queste percentuali non fossero sufficienti ad impedire alle donne di abortire, ora si apre la strada addirittura all'ingresso delle associazioni anti-abortiste negli ospedali pubblici, quelle stesse associazioni che gridano allo scandalo quando si discute di prevenzione e di educazione sessuale nelle scuole, le stesse che promuovono i cimiteri dei feti, le stesse che già oggi umiliano e colpevolizzano le donne che scelgono di abortire.
A tutte le donne deve essere garantito il diritto all'autodeterminazione sul proprio corpo e sulle proprie scelte riproduttive.
Lo diciamo chiaramente: non accettiamo più scuse.
Rivendichiamo con forza la libertà di decidere sui nostri corpi: vogliamo aprire un dibattito pubblico sull'accesso gratuito alla contraccezione e alle cure ginecologiche di ogni genere, sul ruolo dei consultori sui territori per la nostra salute, sull'accesso davvero sicuro, gratuito e garantito all'aborto.
Agiremo con ogni mezzo per il ritiro della circolare della Regione Piemonte e pretendiamo che chiunque sieda in consiglio regionale agisca urgentemente.
Alla Regione, alla chiesa e a tutti gli obiettori abbiamo una sola cosa da dire:
OBIETTATE SU STA FREGNA.
Foto Mario Sofia
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