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Foto: Mario Sofia © 2019



LE PREVISIONI DELLE IMPRESE PIEMONTESI PER IL SECONDO TRIMESTRE 2019

 

Torino, 3 Aprile 2019

Confindustria Piemonte e Unione Industriale di Torino illustrano i dati dell’indagine relativa al secondo trimestre 2019.

Già a dicembre avevamo denunciato un brusco peggioramento del clima di fiducia che, insieme a una serie di dati macroeconomici, avevano delineato la concreta possibilità di una nuova svolta recessiva.
Oggi le previsioni formulate dalle imprese piemontesi e torinesi non indicano un peggioramento, restando sostanzialmente ferme, su di un livello “basso” malgrado la presenza di piccoli segnali di rimbalzo (export, occupazione).
Tali dati vanno comunque letti con attenzione: ad esempio, il buon andamento dell’export dipende dal fatto che le imprese, per conservare le quote di mercato, contengono i prezzi e sacrificano la loro redditività. Resta il fatto che l’economia italiana è oggetto di un’attenzione particolare non solo da parte di Confindustria, ma anche dell’Ocse, della Commissione europea e delle Agenzie di rating.

A livello territoriale la situazione si presenta in modo essenzialmente eterogeneo. Alcuni lievi miglioramenti si evidenziano a Cuneo, Alessandria, Novara, Verbania e Ivrea. A Cuneo si registra un’inversione di tendenza: le previsioni su produzione e ordini, decisamente negative a dicembre, mutano di segno. Analoga tendenza, in misura più attenuata, si registra a Novara. Ad Alessandria e Ivrea gli indicatori sembrano rafforzarsi. A Verbania i saldi, pur permanendo negativi, delineano una situazione meno critica. Biella e Asti confermano attese prevalentemente negative. A Biella, in particolare, il clima di fiducia rimane pessimistico, nonostante le forti stagionalità positive che solitamente caratterizzano il secondo trimestre; non è dunque da escludere che siano all’opera fattori strutturali di più lunga portata.
Anche nell’area torinese la rilevazione di marzo registra una sostanziale conferma del clima registrato a dicembre. Nel comparto manifatturiero il saldo ottimisti-pessimisti su produzione e ordini recupera quasi cinque punti e ritorna su valori positivi dopo il crollo di dicembre. Migliorano un poco anche le attese sull’occupazione. Il tasso di utilizzo degli impianti rimane sostanzialmente stabile. Stabili anche gli investimenti. Il carnet ordini si consolida e acquisisce visibilità a medio e lungo termine.

Il clima di sfiducia registrato a dicembre recede nella maggior parte dei settori. In particolare, i progressi più significativi si registrano nei settori chimico, della meccanica strumentale, della gomma-plastica, delle manifatture varie (gioielli, giocattoli, sport, ecc.); migliora anche il comparto dei prodotti in metallo dopo la flessione di dicembre. Il comparto alimentare procede speditamente e in questo trimestre beneficia delle consuete stagionalità positive. Attese lievemente espansive anche nel comparto degli impiantisti e meno negative nell’indotto edile, mentre non si attenua la crisi dell’edilizia. Restano negative, sia pure su toni più attenuati, le attese del settore cartario-grafico. Male il tessile-abbigliamento (in particolare il tessile). Da valutare nei prossimi trimestri la svolta in senso negativo del comparto elettrico-elettronico, uno di quelli che negli ultimi trimestri aveva fatto rilevare attese positive. Critico e molto problematico il comparto auto, soprattutto in ragione dei grandi cambiamenti in atto a livello normativo e tecnologico, e in assenza di una seria politica industriale.

Si attenuano le differenze tra piccole e grandi imprese, molto marcate a dicembre. Il miglioramento delle attese delle imprese di minori dimensioni (meno di 50 addetti) riporta le previsioni in area di crescita, avvicinandole a quelle delle imprese di maggiori dimensioni (oltre 50 addetti). Un’analisi più approfondita mostra come le micro-imprese (sotto 10 addetti) siano fortemente pessimiste, mentre al di sopra di tale soglia il clima di fiducia è maggiormente positivo.

Come di consueto, l’indagine di marzo contiene anche una sezione dedicata ad una prima valutazione del consuntivo economico e finanziario 2018.
Un anno che si chiude con un bilancio decisamente positivo quanto a crescita del fatturato e andamento della redditività, con risultati non lontani dal quelli del 2017, anno record per il nostro sistema produttivo. Quasi metà delle imprese registra infatti una crescita del fatturato (44,1%) e la grande maggioranza dichiara un bilancio in utile (67%); sostanzialmente stabile l’indebitamento (50%) a fronte di una significativa crescita degli investimenti (circa una azienda su tre ha aumentato a spesa per investimenti).
«L’indagine di marzo allontana, almeno nel breve termine, i timori di una svolta recessiva più marcata, che a dicembre sembrava possibile e anzi probabile - commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte. La nostra indagine sembra invece indicare un assestamento delle aspettative: non certamente brillanti ma comunque espansive. Confortano anche la modesta risalita della CIG, la tenuta dell’occupazione e degli investimenti, la sostanziale stabilità della capacità produttiva, attestata su livelli ancora elevati. Regge l’export, nonostante i dati macro poco dinamici dai nostri principali mercati. Il nostro sondaggio va interpretato alla luce di un quadro macro che rimane improntato, almeno per il 2019, a una sostanziale stagnazione dell’economia italiana, come evidenziato nelle recenti previsioni di Confindustria, Prometeia, Banca d’Italia».

«Il 2019 si prospetta come un periodo transitorio, particolarmente difficile e complesso - commenta Dario Gallina, Presidente di Unione Industriale Torino. In un quadro di forte rallentamento della crescita europea e globale, il nostro Paese è tra quelli più fragili: la debole crescita, l’alta disoccupazione, l’elevato debito e la mancanza di coerenti strategie orientate allo sviluppo ci rende più esposti ai rischi di recessione. I dati a consuntivo dimostrano che le aziende sono solide, dopo alcuni anni postivi quanto a redditività, crescita e equilibri finanziari: hanno dunque risorse adeguate per affrontare gli investimenti richiesti dalle importanti sfide tecnologiche e di mercato che abbiamo davanti».

 

 

    Foto Mario Sofia

 

 

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