PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI
	Un lungo viale, fiancheggiato da 
	cascine e scuderie, conduce da Torino alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, 
	sormontata dalla statua del "Cervo" di Francesco Ladatte (1766), oggi 
	sostituita da una copia, circondata da un parco di oltre 150.000 mq. 
	Già in età medievale era presente nel luogo 
	un piccolo castello. La proprietà variò nei secoli per ritornare, nel 1564, 
	ai Savoia che la gestirono tramite l'Ordine Mauriziano, il cui Gran Maestro 
	era il duca stesso. Fu soprattutto per volere di Vittorio Amedeo II se la 
	Palazzina di Stupinigi divenne uno dei gioielli tra le Residenze del tempo.
	
	La costruzione fu iniziata nel 1729 su 
	progetto di Filippo Juvarra, continuato da Benedetto Alfieri, Giovanni 
	Tommaso Prunotto e Ludovico Bo. La prima battuta di caccia nei boschi 
	intorno a Stupinigi si svolse nel 1731 e, ancora nel corso del Settecento, 
	il complesso venne ampliato con l'aggiunta delle scuderie e delle rimesse 
	agricole. Anche Napoleone vi soggiornò, nel maggio 1805, prima di recarsi a 
	Milano per essere incoronato imperatore. Nel 1832 la Palazzina divenne 
	nuovamente di proprietà della famiglia reale, poi brevemente del Demanio 
	italiano, per essere restituita, nel 1925, con i possedimenti circostanti 
	all'Ordine Mauriziano. 
	Il cuore della Residenza è il grande 
	salone ovale provvisto di balconate ad andamento "concavoconvesso" 
	di forte suggestione. Dal salone centrale partono quattro bracci più bassi a 
	formare una croce di Sant'Andrea, dove si trovano gli appartamenti reali e 
	quelli per gli ospiti.
	I temi della decorazione degli ambienti sono 
	un inno alla pratica venatoria e la sontuosità dei particolari, le ricche 
	testimonianze di arredi di stile Rococò italiano, i materiali preziosi sono 
	testimonianza dello sfarzo e la ricercatezza della corte.